Il reddito di cittadinanza arriverà per l’ultima volta a luglio a numerosi beneficiari. Infatti, ormai è praticamente certo che la misura tanto cara al Movimento 5 Stelle, e tanto discussa negli ambienti della politica, per determinate famiglie non verrà percepita oltre il mese di luglio. E sono davvero molti i lettori che ci chiedono informazioni riguardanti questa situazione. Soprattutto sono molti quelli che ci chiedono cosa devono fare nei mesi successivi la mensilità di luglio per richiedere una nuova misura che si dice sia pronta per sostituire nell’immediato il sussidio.

Perché monta la preoccupazione di quanti corrono adesso il rischio di rimanere senza fonti di sostentamento e senza sussidio già da agosto.

“Buonasera, mi chiamo Paolo e prendo il reddito di cittadinanza praticamente da quando è stato varato nel 2019. Ho 58 anni di età e vivo solo. Non mi sono mai sposato e non ho famiglia o figli a carico. Ho capito che il mese di luglio prenderò l’ultima mensilità di RDC spettante nonostante i miei 18 mesi scadano a novembre. Questo perché appartengo a una famiglia che secondo il Governo non è in condizioni di disagio tale da poter essere sostenuta. Ma a 58 anni di età non riesco a trovare un lavoro (ho fatto sempre il manovale edile) e non so davvero cosa posso fare adesso se da luglio non prenderò più quel sussidio che mi ha aiutato molto durante questi anni.”

Stop reddito di cittadinanza da luglio, ecco cosa fare e cos’altro prendere

Ciò che ci dice il nostro lettore è assolutamente la verità perché per lui, come per tanti altri, il reddito di cittadinanza non ci sarà più. Non verrà più percepito neanche da chi, come lui, appartiene a famiglie che al loro interno non hanno minorenni, invalidi o anziani sopra i 60 anni di età. Perché fin dalla scorsa legge di Stabilità, il Governo ha deciso di suddividere in due le potenziali platee dei beneficiari del reddito di cittadinanza.

Da una parte, le famiglie composte anche da soggetti con meno di 18 anni di età, più di 60 anni di età o invalidi. Dall’altra, le famiglie prive di queste problematiche che le rendono fragili secondo i legislatori.

Ma è anche vero che a una certa età, anche non avendo compiuto ancora i 60 anni, considerare attivabile al lavoro un individuo, non è esattamente una cosa lecita. Soprattutto se l’individuo, prima del sussidio, svolgeva lavori pesanti quali possono essere considerati quelli in edilizia, in agricoltura, ma non solo. E il nostro lettore è esattamente il tipico esempio di soggetto che avvalora questa considerazione.

Cosa succede dopo luglio a chi perderà il reddito di cittadinanza

Per molti percettori del reddito di cittadinanza, la ricarica del mese di luglio sarà l’ultima ricarica. Poi si dovrebbe passare all’assegno di inclusione. Usare il condizionale è d’obbligo. Perché l’assegno di inclusione, dato ormai per certo, non ha ancora un decreto di attuazione, un modulo di domanda o una procedura di richiesta. E se per i fragili c’è tempo fino a dicembre per prendere il reddito di cittadinanza, per gli occupabili il tempo stringe. Per dicembre, soprattutto con la nuova Legge di Bilancio, probabilmente tutto sarà messo nero su bianco per l’assegno di inclusione. Ma oggi si corre il rischio di tenere in una specie di limbo quanti da agosto saranno privati di questo sussidio.

Il decreto Lavoro, che ha ottenuto l’ok di Palazzo Madama, e quindi il via libera del Senato, ha chiarito cosa accadrà a quanti, per via della Manovra 2023 hanno ottenuto il reddito di cittadinanza 2023 solo per 7 mesi. Da agosto gli occupabili, cioè soggetti di età compresa tra i 18 e i 60 anni, oltre a restare senza sussidio dovranno attendere di potersi iscrivere dal 1° settembre al nuovo portale web del Governo, che dovrebbe garantire loro il rientro nella nuova misura che sostituisce il reddito di cittadinanza.

La nuova misura si chiama Supporto per la formazione e il lavoro

Supporto per la formazione e il lavoro, così si chiama la nuova misura che dovrebbe entrare in funzione subito dopo la fine del reddito di cittadinanza. Probabilmente da settembre, anche se come date e certezze siamo ai nastri di partenza. Il decreto Lavoro però, nello specifico del suo articolo n° 12, evidenzia proprio nel Supporto per la formazione e per il lavoro la nuova misura. Che dovrebbe garantire qualcosa come 350 euro al mese ai beneficiari. Ma a persona e non a nucleo familiare. Nel dettaglio dell’articolo del decreto lavoro si legge testualmente che “Al fine di favorire l’attivazione nel mondo del lavoro delle persone a rischio di esclusione sociale e lavorativa, è istituito, dal 1° settembre 2023, il Supporto per la formazione e il lavoro”.

Significa che la misura oltre a garantire ossigeno reddituale, dovrebbe essere uno strumento di attivazione al lavoro. I beneficiari dovrebbero pertanto partecipare a progetti di formazione, di qualificazione e riqualificazione professionale, nonché di orientamento e di accompagnamento al lavoro. In parole povere, una misura che ha nelle politiche attive del lavoro una parte molto importante di se stessa. La misura, che dovrebbe avere una durata massima di 12 mesi, dovrebbe avere anche una soglia ISEE utile alla sua fruizione. Tale importo è pari a massimo 6.000 euro.