Il Dipartimento delle Finanze ha diffuso i dati emersi dagli studi di settore relativi all’anno di imposta 2009: se già l’anno precedente, considerato come lo spartiacque della crisi economica, aveva fatto registrare cifre sospette (due terzi dei contribuenti hanno dichiarato un reddito inferiore a 20 mila euro), anche per il 2009 la situazione non è certamente delle più rosee.
Certamente l’indagine risente anche di alcuni aspetti contraddittori derivanti dall’applicazione degli studi di settore (che non a caso molto contribuenti hanno preferito eludere aderendo al regime dei minimi che non è soggetto a tali analisi).
Si può osservare dunque in primis che in media i contribuenti soggetti agli studi di settore sono circa 3 milioni e mezzo. Tra questi il 63,6% sono persone fisiche, il 20% società di persone e il 16,4% società di capitali ed enti.
DICHIARAZIONE REDDITI 2010-2011: QUANTO GUADAGNANO (O DICHIARANO) GLI ITALIANI
Il reddito medio dichiarato dalle categorie di lavoratori sottoposti agli studi di settore è di 26500 euro. Analizzando più da vicino i dati scorgiamo delle situazioni che, senza troppa malizia, si possono definire “anomale”. Possibile che con uno stabilimento balneare si guadagnino 13600 euro l’anno? (Non si spiega quindi tanto accanimento per mantenere per 90 anni il diritto di superficie sulla spiaggia).
Nel mirino dei controlli anche i tassisti, tanto nominati in questo periodo per le proteste contro la liberalizzazione delle licenze: certamente temono la concorrenza visto che già così non arrivano a guadagnare 15 mila euro annui. (Liberalizzazione taxi: tassisti temono modello New York)
Guadagna leggermente di più il gestore di un bar (mediamente dichiarano 15800 euro) e gli agenti immobiliari e gli edicolanti (che sfiorano i 18 mila).
E pensate che questa è l’Italia se non dei ricchi, almeno dei benestanti.
Ben più sotto ci sono fotografi e agenti di viaggio che portano a casa meno di mille euro al mese. Superano di poco questa soglia gli orafi e i gestori di autosaloni.
Ma allora quale carriera conviene intraprendere in Italia? Il proprietario di una farmacia dichiara mediamente un reddito annuo di 109700. Ancora più allettante il lavoro del notaio, che supera i 300 mila euro dichiarati. In generale tra le libere professioni quelle meno redditizie sembrano essere lo psicologo (21 mila euro) e il veterinario (che non arriva a 20 mila euro l’anno) e l’architetto o il commercialista (entrambi intorno ai 30 mila euro annui). Leggermente più proficua la carriera da ingegnere (44.600 euro) mentre un
avvocato arriva a dichiarare in media 58200 euro e un medico 68300.
EVASIONE FISCALE: QUALE PESA DI PIU’ SULL’ ITALIA
Affianco ai controlli degli studi di settore contro l’evasione fiscale si tanno organizzando anche forum e siti di matrice privata (qualcuno parla di spie, noi preferiamo vederla contro una presa di posizione contro l’omertà). In molti stanno cominciando a segnalare commercianti o professionisti che non rilasciano lo scontrino fiscale ma in realtà, almeno secondo quanto rileva
un’indagine commissionata dall’Associazione Contribuenti Italiani al KRLS Network of Business Ethics, l’evasione fiscale dei lavoratori autonomi non pesa sul bilancio statale quanto quella nasconde attività illecite. Le organizzazioni mafiose italiane e straniere sottraggono ogni anno al Fisco imposte per un valore di quasi 80 miliardi di euro (circa il 40% dell’importo totale stimato per il capitale evaso). Sarebbe da irrigidire anche la legge per le Big Company, che in un caso su tre chiudono in rosso per non pagare le tasse. Medaglia di bronzo (anche se non c’è nulla di onorevole da premiare) al lavoro nero (l’evasione d’imposta dei lavoratori irregolari è stata stimata intorno ai 34,3 miliardi di euro).
Prima di cadere nei luoghi comuni per trovare capi espiatori in un momento in cui tutti siamo chiamati ad un maggiore sacrificio, è dunque il caso di valutare quali sono gli obiettivi primari sui quali intervenire.
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