Potrà sembrare strano, ma oggi ci sono delle regole che permettono di andare in pensione immediatamente, solo che molti contribuenti non sanno di poterle sfruttare. Molti contribuenti che sono stati esclusi dalla pensione nel 2023 oggi potrebbero godere di una specie di “ripescaggio”. Anche chi magari ha presentato domanda di pensione l’anno scorso e l’INPS l’ha respinta. E se consideriamo che c’è chi può andare subito in pensione a 65 anni con solo 20 anni di contributi, è evidente che ciò di cui parliamo diventa appetibile dal punto di vista dei requisiti.

“Buonasera, sono Rosamaria, oggi casalinga ma con 22 anni di contributi versati nel sistema contributivo. Lo scorso anno sono andata dal CAF per capire se potevo andare in pensione a 64 anni con l’anticipata contributiva. Mi hanno detto che, conti alla mano, non potevo andare in pensione nonostante avessi raggiunto a giugno sia l’età che i contributi necessari alla misura. Oggi ho compiuto 65 anni, i contributi sono rimasti gli stessi perché da due anni non lavoro. Ci sono nuove possibilità per andare in pensione? Ve lo chiedo perché non voglio andare al CAF se non ci sono nuove possibilità, sarebbe inutile.”

Subito in pensione a 65 anni e con solo 20 anni di contributi: ecco una novità che molti non stanno sfruttando

Ci sono soggetti che si trovano in una situazione particolare, perché come età e contribuzione, hanno diritto ad andare in pensione già a 64 anni di età. La misura ha un requisito aggiuntivo che i contribuenti devono rispettare, un requisito che è difficile da centrare.

Per questo molte persone in passato non hanno ottenuto quella che si chiama pensione anticipata contributiva. La nostra lettrice è una di queste. La pensione anticipata contributiva fino al 31 dicembre 2023 prevedeva i seguenti requisiti:

  • Almeno 64 anni di età;
  • Almeno 20 anni di contributi versati;
  • Primo contributo versato a qualsiasi titolo non antecedente al 1° gennaio 1996;
  • Pensione alla data di liquidazione non inferiore a 2,8 volte l’assegno sociale.

Basta poco per essere esclusi dal trattamento anticipato contributivo

I requisiti per poter rientrare nella misura devono essere tutti completati alla data di presentazione della domanda, altrimenti niente da fare.

Non arrivare alla pensione minima prestabilita è stato probabilmente il motivo della maggior parte delle reiezioni delle domande di pensione di questi soggetti.

Nel 2023, infatti, la pensione minima da ottenere per poter essere liquidata e quindi per poter centrare la misura di pensione anticipata contributiva doveva essere non inferiore a 1.409,16 euro al mese. Questo perché l’assegno sociale nel 2023 era pari a 503,27 euro al mese.

Pensioni e assegno sociale: ecco come la pensione anticipata contributiva anche a 65 anni è collegata alla prestazione assistenziale

Il governo ha parzialmente modificato le regole nel 2024, inasprendo il requisito dell’importo minimo della prestazione, passato da 2,8 a 3 volte l’assegno sociale. Il requisito della pensione minima è quindi salito per molti lavoratori.

A questo si aggiunge il fatto che, per via del meccanismo di perequazione annuale, l’assegno sociale è aumentato rispetto all’anno precedente.

Infatti, è passato da 503,27 euro al mese a 534,41 euro al mese. Tuttavia, il governo ha introdotto delle agevolazioni per le lavoratrici, soprattutto per quelle con almeno 2 figli. Nel 2024, la pensione anticipata contributiva si centra con un assegno non inferiore a 1.603,23 euro al mese, a causa dell’aumento dell’assegno sociale e dell’inasprimento delle regole.

Per le donne con un solo figlio, la soglia è rimasta a 2,8 volte l’assegno sociale, che nel 2024 equivale a un assegno non inferiore a 1.496,35 euro al mese. Per quelle con due o più figli, invece, la soglia scende a 2,6 volte l’importo dell’assegno sociale, ovvero una pensione non inferiore a 1.389,47 euro.

Ecco le regole favorevoli che garantiscono il ripescaggio di chi ha perso il treno nel 2023 e adesso può andare in pensione a 65 anni

Per quanto detto prima, è evidente che una lavoratrice esclusa nel 2023 dalla pensione anticipata contributiva per via dell’importo minimo della prestazione, con due figli avuti, se ripete la domanda nel 2024, potrebbe riuscire ad andare in pensione.

Nel 2023, serviva una prestazione pari ad almeno 1.409,16 euro al mese, mentre nel 2024 ne servirà una pari a 1.389,47 euro mensili.

Sembra poco, ma è una differenza che può determinare il diritto alla pensione che fino a ieri non era previsto. Le lavoratrici inoltre devono considerare anche il migliore coefficiente di trasformazione del montante contributivo in pensione. Una pensione a 65 anni vale di più di una pensione a 64 anni.

Il calcolo della pensione con il sistema contributivo

Il calcolo della pensione con il sistema contributivo prevede l’utilizzo dei coefficienti di trasformazione. Sono i parametri che l’INPS adotta per trasformare i versamenti dei lavoratori, opportunamente rivalutati al tasso di inflazione, in rendita, cioè nella pensione mensile spettante.

I coefficienti sono tanto più favorevoli quanto più alta è l’età di uscita. Avendo oggi 65 anni, le lavoratrici che nel 2023 a 64 anni non hanno avuto accesso alla prestazione, vedono cambiare la situazione. La pensione è calcolata con un coefficiente maggiore e quindi tendenzialmente si tratta di una pensione più alta.

Inoltre, per le donne che hanno avuto dei figli e che rientrano nel sistema contributivo, c’è la possibilità di chiedere all’INPS un calcolo della pensione ancora migliore. Per chi ha avuto uno o due figli, si può chiedere il coefficiente di un anno ancora migliore.

In pratica, anche se l’età è pari a 65 anni al momento della domanda di pensione, la stessa verrebbe calcolata con il coefficiente dei 66 anni. Meglio ancora con 3 o più figli, perché in quel caso la pensione potrebbe essere calcolata con il coefficiente dei 67 anni.