Spesso automobilisti italiani o stranieri, per motivi diversi, decidono di circolare con una targa straniera sul proprio mezzo. La volontà di circolare con un veicolo con targa straniera perché immatricolato all’estero, se riguarda persone effettivamente residenti in Italia, ha subito negli ultimi tempi alcune limitazioni. Parliamo di residenza italiana perché naturalmente il turista che arriva in Italia, o l’individuo che per un qualsiasi motivo è in Italia di passaggio, ha tutto il diritto di circolare con il suo veicolo, anche se non ha una targa italiana.

Diverso il caso di chi sceglie questa via per pagare meno tasse, per evitare di dover pagare multe o per risparmiare su immatricolazioni e assicurazioni. Perché queste pratiche, che per anni erano diventate diffusissime, adesso sono regolamentate in maniera precisa e con le limitazioni accennate in precedenza.

“Buonasera, sono un cittadino rumeno che vive in Italia ormai da anni. A settembre arriverà in Italia mia sorella, e porterà in Italia la mia auto che nel 2020, quando sono arrivato in Italia, non sono riuscito a portare da solo. Adesso che viene mia sorella per stabilirsi in Italia come me, mi porta l’auto. Ma secondo voi dovrò immatricolarla di nuovo in Italia? Dai costi che sento sulle immatricolazioni italiane, credo che mi conviene cambiare idea e comprare una auto italiana a tutti gli effetti. Ma secondo me non è giusto, perché la Romania è nella Comunità Europea. Mi date dei consigli sul da farsi e mi dite che soluzioni ho?”

Auto a targa estera, perché conviene?

Avere una targa straniera sul veicolo lo rende esente dal bollo auto, che è una tassa che riguarda tutti i veicoli immatricolati in Italia e registrati al PRA (Pubblico Registro Automobilistico). Inoltre l’assicurazione auto italiana può essere sottoscritta solo per veicoli immatricolati nel Bel Paese. Un veicolo straniero può circolare con l’assicurazione sottoscritta nel Paese da dove il veicolo proviene.

Anche le regole sulla revisione periodica cambiano se il veicolo è immatricolato all’estero. E assicurazioni, bollo, revisioni, in Italia hanno costi elevati. Già questi sono motivi validi e sicuramente di interesse comune che possono spingere un individuo a optare per un veicolo immatricolato all’estero e non in Italia. A tal punto che questa era diventata, come dicevamo, una prassi diffusa, quasi una moda.

Ultimamente, grazie alle banche dati digitali e al reciproco passaggio dei dati tra Stati, soprattutto nella UE, le multe per le infrazioni al Codice della Strada, che prima molti non pagavano in virtù della targa estera sul veicolo, adesso si pagano. Almeno secondo le regole. Diciamo però che per le Forze dell’Ordine continua a essere complicatissimo individuare il reale proprietario di un veicolo, partendo dalla targa straniera.

Quali sono i rischi che si corrono a circolare con auto straniere in Italia

Con i decreti Sicurezza del primo Governo Conte e dell’allora titolare del Viminale, Matteo Salvini, iniziarono i vincoli e i limiti alla circolazione in Italia di auto con targa estera. Limiti che sono stati ammorbiditi con interventi normativi successivi, ma che restano comunque elevati. Circolare con una targa straniera non è sempre legale e può comportare dei rischi. L’ultima normativa italiana in vigore, prevede che i veicoli immatricolati all’estero debbano essere ricondotti nel paese di origine entro un certo periodo di tempo, ma solo se il proprietario o l’utilizzatore abituale, ha residenza in Italia.

Chi non segue questa regola, incorre in una violazione del Codice della Strada, che porta a multe salate, confisca del veicolo, fermo amministrativo e così via dicendo. E senza che queste sanzioni liberino il veicolo dall’obbligo di nuova immatricolazione in Italia, o di esportazione obbligatoria nel Paese di origine.

In altri termini, non adeguarsi significa pagare le multe e non risolvere il problema.

Eccezioni, regole e registrazione nel Pubblico Registro dei Veicoli Esteri

Il Codice della Strada viene violato da chi non si adegua alle normative vigenti in materia di targa straniera. Ed è proprio il Codice della Strada che prevede come si possa usare la targa straniera sul veicolo di chi è residente in Italia solo in alcuni casi specifici e per un periodo limitato di tempo. Il soggetto che risulta avere la residenza in Italia da oltre 60 giorni deve immatricolare il proprio veicolo in Italia. Questa è  la regola generale. Chi non la rispetta rischia una multa da 712 a 2.848 euro. Ma anche il sequestro e la confisca dell’auto. Regola ferrea e dura, che però ha anche delle eccezioni. Infatti possono usare l’auto con targa straniera:

  • cittadini residenti nel comune di Campione d’Italia;
  • personale civile o militare;
  • personale delle Forze armate e di polizia in servizio all’estero; presso organismi internazionali o basi militari.

Cos’è il REVE e quando c’è l’obbligo di iscrizione del veicolo

Dal 2022 inoltre, tutti i veicoli con targa straniera per poter circolare in Italia, devono essere registrati al Pubblico Registro dei Veicoli Esteri. Un obbligo che ricade su chi, essendo residente in Italia, usa veicoli intestati a persone fisiche con residenza, o persone giuridiche con sede, in uno Stato estero. E basta usare l’auto per più di 30 giorni per rendere obbligatoria la registrazione del Pubblico Registro dei Veicoli Esteri (REVE).

Oltre alla registrazione, occorre portare dietro nel veicolo, un documento con data certa da cui si evincano le generalità di chi usa l’auto. E anche del proprietario del veicolo e la durata dell’utilizzo. La data certa significa un documento autenticato dalle autorità. Dal noleggio al leasing e fino al comodato, tutte le più comuni formule di strumenti con cui si può utilizzare un bene di un altro, rientrano tra quelle valide per la registrazione al REVE.