“All’esplicito scopo di razionalizzare gli obblighi dichiarativi e di favorire l’adempimento spontaneo, viene istituito il concordato preventivo biennale, destinato a contribuenti di minori dimensioni che siano titolari di reddito di impresa e di lavoro autonomo derivante dall’esercizio di arti e professioni residenti nel territorio dello Stato.”

E’ spiegato così il nuovo istituto fiscale inserito nel decreto legislativo di riforma in materia di accertamento e concordato preventivo biennale approvato la scorsa settimana in via definitiva dal Governo Meloni.

Grazie al concordato preventivo biennale sarà possibile accordarsi in anticipo con il Fisco sul reddito da dichiarare nell’arco di un biennio e di conseguenza sulle “tasse” da pagare per chi ha la partita iva.

Con le ultime novità approvate rispetto al testo iniziale, al contribuente non è più richiesto di avere un determinato punteggio di affidabilità fiscale. Infatti, è venuto meno il requisito di un punteggio ISA almeno pari a 8.

Rimangono in essere le altre cause di esclusione dal concordato preventivo biennale. A ogni modo, è previsto un limite inferiore di reddito per l’applicazione del concordato, che in ogni caso non può essere sotto 2.000 euro. 

Tasse da pagare partita IVA. Il nuovo concordato preventivo biennale

La riforma fiscale almeno sulla carta rivoluziona il rapporto Fisco-contribuente. Almeno per quanto riguarda le tasse da pagare per chi ha la partita iva.

Infatti con il nuovo istituto del concordato preventivo biennale, si passa dal Fisco controllore ad un Fisco collaboratore. Anche se, pensiero di chi scrive, rimangono moltissimi i casi in cui il Fisco agisce più da polizia fiscale che da amministrazione per l’adempimento spontaneo.

Detto ciò, utilizzando i dati in suo possesso, fatture elettroniche, corrispettivi e altri dati presenti in anagrafe tributaria, l’Agenzia delle entrate, anche sulla base di ulteriori dati richiesti al contribuente, propone un patto alla singola partita Iva.

In poche parole il Fisco fa una proposta di reddito che ritiene il contribuente possa conseguire nell’arco di due anni. Determinato il reddito, di conseguenza il contribuente che aderisce all’accordo sa quanto imposte dovrà versare.

Gli adempimenti per i contribuenti che aderiscono al concordato

L’accettazione della proposta comporta comunque una serie di adempimenti in capo al contribuente.

In particolare:

  • dovrà dichiarare il reddito oggetto di concordato indicandoli nel modello Redditi;
  • rispettare gli ordinari obblighi contabili e dichiarativi.

Attenzione, eventuali redditi di impresa o da professione prodotti in più rispetto a quelli “concordati” possono non essere dichiarati. Ciò vale anche ai fini degli obblighi previdenziali.

Un meccanismo di tutela del contribuente è previsto laddove il contribuente dovesse effettivamente conseguire un reddito parecchio inferiore rispetto a quello oggetto di concordato.

A tal proposito, come da dossier ufficiale sul concordato   in presenza di circostanze eccezionali, individuate con decreto del MEF che determinano minori redditi effettivi o minori valori della produzione netta effettivi, eccedenti la misura del 60 per cento rispetto a quelli oggetto del concordato, quest’ultimo cessa di produrre effetti a partire dal periodo di imposta in cui tale differenza si realizza.

A ogni modo, nel testo finale del decreto, il nuovo concordato preventivo biennale è esteso a tutti i contribuenti titolari di partita iva.

Tasse da pagare partita IVA: le cause di esclusione dal concordato

Nel testo finale, tranne il riferimento al punteggio ISA almeno pari a 8, vengono confermate le cause di esclusione dal concordato preventivo.

Nello specifico, il concordato non può essere applicato ai contribuenti:

  • con debiti tributari (accertamento, avvisi bonari, cartelle) pari o superiori a 5.000 euro;
  • che non hanno presentato la dichiarazione dei redditi in relazione ad almeno uno dei tre periodi d’imposta precedenti a quelli di applicazione del concordato, in presenza dell’obbligo ad effettuare tale adempimento;
  • hanno ricevuto una condanna per uno dei reati tributari individuati dal decreto legislativo 10 marzo 2000, n. 74, per il reato di false comunicazioni sociali (di cui all’articolo 2621 del codice civile). Nonché per il reato di riciclaggio, di impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita e di autoriciclaggio (previsti rispettivamente dagli articoli 648-bis, 648-ter e 648-ter.1 del codice penale). Se commessi negli ultimi tre periodi d’imposta antecedenti a quelli di applicazione del concordato. Alla pronuncia di condanna è equiparata la sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti.

Si tratta di casistiche che escludono il contribuente dal concordato preventivo.

Riassumendo…

  • Il concordato preventivo biennale rivoluzionerà il rapporto Fisco-contribuente;
  • sarà possibile accordarsi con il Fisco sulle tasse da pagare per chi ha la partita iva;
  • sono previste specifiche ipotesi di esclusione dal concordato preventivo biennale.