Le pensioni ogni anno si adeguano al tasso di inflazione e quindi cambiano di importo. Solo l’Ape sociale, che per natura non viene indicizzata al tasso di inflazione, non cambia di importo. Per il resto, i pensionati trovano cifre differenti ogni inizio di anno. Da chi prende assegni adeguati al trattamento minimo, ai titolari di assegno sociale, da chi prende le pensioni ordinarie a chi prende i trattamenti per gli invalidi.

Oggi in risposta ai tanti quesiti che ci arrivano che non trovano corrispondenza negli aumenti delle prestazioni che hanno ricevuto, facciamo il punto della situazione, elencando tutte le nuove cifre dei trattamenti INPS.

Partendo dalla canonica circolare di inizio anno dello stesso Istituto Nazionale di Previdenza Sociale Italiano.

Tutti i nuovi importi delle pensioni, dalle minime alle invalidità

Con la circolare numero 1 del 2 gennaio 2024 l’INPS ha messo nero su bianco i nuovi importi di pensioni e trattamenti 2024. Si parte comunque dal concetto già anticipato, che l’indicizzazione usata già a gennaio è più bassa di quanto effettivamente il tasso di inflazione ha prodotto in termini di aumento del costo della vita. Una prassi che si ripete anno dopo anno, perché a inizio anno si prende a riferimento il tasso di previsione ISTAT.

L’Istituto di Statistica infatti non ha ancora i dati definitivi dell’inflazione che probabilmente verranno confermati solo a 2024 in corso. C’è da aspettarsi un aumento maggiore con tanto di conguaglio e tanto di arretrati da prendere, quindi. Per il momento, il tasso di inflazione utilizzato è stato del 5,4%. Ipotizzare che si arrivi a sfiorare il 6% come tasso definitivo, non è esercizio azzardato.

La perequazione 2023, solo a dicembre si è chiusa la partita definitiva

Un esempio lampante di ciò che accadrà anche nel 2024 è quanto l’INPS ha fatto a dicembre 2023. Infatti a inizio 2023 le pensioni furono rivalutate del 7,3% che era il tasso di inflazione di previsione.

Poi l’ISTAT ha certificato in un 8,1% l’inflazione definitiva. E a dicembre i pensionati hanno ricevuto un incremento dello 0,8% con gli arretrati dei mesi da gennaio a novembre sempre del 2023. Lo stesso dovrebbe accadere oggi. Il trattamento minimo 2023, che grazie a questo aumento dello 0,8% è salito a 567,94 euro, a gennaio è diventato, in base alla circolare INPS, pari a 598,61 euro.

Aumentano anche i trattamenti assistenziali

L’Assegno sociale, anche se non è una pensione vera e propria, ma un trattamento assistenziale, segue le stesse sorti delle pensioni. Infatti è stato indicizzato anch’esso. E rispetto all’importo di dicembre 2023, comprensivo dello 0,8% prima citato, l’assegno sociale è salito di oltre 27 euro al mese. Passando quindi da 507,30 euro, a 534,41 euro.

Un altro trattamento assistenziale è la pensione di invalidità civile. E in base al ragionamento fatto prima, è passata da 316,25 euro di dicembre 2023 a 333,33 euro di gennaio 2024. Si deve ricordare per correttezza di informazione che la perequazione per i trattamenti pensionistici ha delle regole a scaglioni progressivi. E sempre questo meccanismo è quello che si adotta sia per la perequazione provvisoria che per quella definitiva.

La circolare INPS prima citata è chiara anche sotto questo aspetto, perché non fa altro che confermare le nuove fasce previste dalla legge di Bilancio del governo Meloni. Con l’indicizzazione piena, e quindi al 5,4%, che è ad appannaggio esclusivamente di pensionati con assegni fino a 4 volte il trattamento minimo INPS.

Pensioni, ecco le fasce di rivalutazione e come salgono i trattamenti

In base a quanto previsto dall’articolo 1, comma 135, della legge 213 del 30 dicembre 2023, cioè la legge di Bilancio ormai attiva, dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale n. 303 del 30 dicembre 2023, la rivalutazione dei trattamenti segue la linea a scaglioni. La rivalutazione dei trattamenti pensionistici in base a quanto stabilito nella manovra, resta automatica.

Le pensioni  subiscono un adeguamento al 100% rispetto al tasso di inflazione (quindi al 5,4%), solo se sono di importo non superiore a 4 volte il trattamento minimo INPS.

Per i trattamenti pensionistici superiori a quattro volte il trattamento minimo INPS, la percentuale scende.

Per quelli pari o inferiori a 5 volte il trattamento minimo si applica l’85% del 5,4%. Scende al 53% del 5,4% l’indicizzazione per le pensioni superiori a cinque e pari o inferiori a sei volte il trattamento minimo INPS. Il 47% e il 37% sono le percentuali di perequazione, rispettivamente per trattamenti sopra sei volte e pari o inferiori a otto volte il trattamento minimo INPS e per quelli sopra otto volte e fino a 10 volte il trattamento minimo. Infine è del 22% la perequazione per le pensioni più alte.