“Vedi milioni e milioni di persone che investono in criptovalute, perché è molto più economico e semplice che investire in azioni. Non credo che comprendiamo appieno l’impatto che le criptovalute hanno avuto“, afferma Mark Cuban. Le criptovalute, in effetti, hanno rivoluzionato l’economia a livello mondiale. Nel giro di pochi anni sono riuscite ad affermarsi come uno dei principali strumenti di investimento, anche per i piccoli investitori.

Un nuovo modo di far girare i soldi, che non avviene con denaro fisico, bensì in modo virtuale.

Una chiara dimostrazione di come il progresso tecnologico e i soldi vadano spesso di pari passo. Non si può dire la stessa cosa per il Fisco che fino a qualche giorno aveva come punto di riferimento solo le interpretazioni dell’Agenzia delle Entrate che classificava le criptovalute solamente come valuta estera.

Mercato in forte espansione, però, le criptovalute non possono più essere relegate ad un ruolo marginale nell’economia del Paese. Lo sa bene il nuovo governo a guida Meloni che con la Legge di Bilancio 2023 ha introdotto delle importanti novità, volte a regolare il trattamento delle tasse su queste monete virtuali. Ecco cosa cambia a partire dall’anno appena iniziato.

Ufficiali le nuove regole sulla tassazione delle criptovalute 2023

Entrando nei dettagli, a partire dal 1° gennaio 2023 la normativa stabilisce che le conversioni cripto – cripto non generino materia imponibile e sancisce che le plusvalenze debbano essere attribuite ai Redditi diversi, con l’applicazione di un’aliquota al 26%. Il tutto fermo restando l’assenza di tassazione fino a 2 mila euro annui di plusvalenza. Come si evince dal comma 140, della legge numero 197 del 29 dicembre 2022, così come pubblicata in Gazzetta Ufficiale, i soggetti che non hanno indicato nella propria dichiarazione annuale dei redditi le cripto – attività detenute entro il 31 dicembre 2021 e

“che hanno realizzato redditi nel periodo di riferimento possono regolarizzare la propria posizione attraverso la presentazione dell’istanza di cui al medesimo comma e il pagamento di un’imposta sostitutiva, nella misura del 3,5 per cento del valore delle attività detenute al termine di ciascun anno o al momento del realizzo, nonchè di un’ulteriore somma, pari allo 0,5 per cento per ciascun anno del predetto valore, a titolo di sanzioni e interessi, per l’omessa indicazione di cui all’articolo 4, comma 1, del decreto-legge 28 giugno 1990, n. 167, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 1990, n. 227″.

Come approfittare della sanatoria

Si tratta, quindi, di una specie di sanatoria che permette di regolarizzare i cash out antecedenti il 1° gennaio 2022 grazie al pagamento di un’imposta sostitutiva al 3,5%.

A tal proposito è bene sottolineare che non è considerata operazione fiscalmente rilevante, ovvero soggetta a tassazione, la permuta tra cripto asset che hanno le medesime caratteristiche e funzioni.

Le plusvalenze oggetto di tassazione, infatti, vengono calcolate come differenza tra il corrispettivo percepito e il costo o il valore di acquisto. Le eventuali minusvalenze di importo superiore a 2 mila euro possono essere portate in deduzione integrale dalle plusvalenze dei periodi successivi, non oltre il quarto anno. La Legge di Bilancio 2023, inoltre, prevede la rivalutazione del valore degli asset digitali detenuti al 1° gennaio 2023.

In particolare coloro che hanno valori di carico inferiori rispetto al valore attuale, potranno optare per una rivalutazione del capitale a tale data, versando all’Agenzia delle Entrate un’imposta sostitutiva del 14%. Quest’ultima rateizzabile in tre rate annuali, con la prima rata che deve essere versata entro il 30 giugno 2023.