I permessi Legge 104 rappresentano un pilastro fondamentale nel panorama legislativo italiano, offrendo sostegno alle famiglie con persone disabili. Pensati per garantire ai lavoratori dipendenti il diritto di assistere i propri familiari (coniuge, figli, genitori, ecc.) che presentano una disabilità grave o sono non autosufficienti.

L’uso improprio e l’abuso di tali permessi possono portare a rischi seri, incluso il licenziamento per giusta causa. I datori di lavoro spesso si trovano di fronte a sfide nel discernere quando un dipendente ne sta abusando, rendendo complicata la gestione di situazioni delicate.

Non tutti possono averli

Grazie ai permessi legge 104, dunque, il lavoratore dipendente può assentarsi dal lavoro. L’assenza può essere per tre giorni al mese frazionabili anche in ore. Tale tempo deve essere dedicato all’assistenza di un proprio familiare disabile. Per il periodo di assenza si percepisce un’indennità pagata dall’INPS ma anticipata dal datore di lavoro. Dunque, la retribuzione non è persa.

Hanno diritto a goderne, i lavoratori dipendenti che siano:

  • genitori, anche adottivi o affidatari, di figli disabili in situazione di gravità;
  • coniuge, la parte dell’unione civile, il convivente di fatto, i parenti o affini entro il terzo grado di familiari disabili in situazione di gravità.

Li può chiedere anche il disabile per se stesso

Non possono, invece, averli, i seguenti soggetti:

  • lavoratori a domicilio;
  • addetti ai lavori domestici e familiari;
  • lavoratori agricoli a tempo determinato occupati a giornata, né per se stessi né in qualità di genitori o familiari;
  • lavoratori autonomi;
  • lavoratori parasubordinati.

La domanda di autorizzazione permessi 104 si fa all’INPS.

Abuso permessi legge 104, chi valuta la gravità?

È importante sottolineare che durante i giorni di permesso, il lavoratore non è tenuto a dedicare l’intero periodo assistenziale senza interruzioni. La priorità resta sempre l’assistenza al familiare disabile, ma ciò non implica la necessità di essere disponibile 24 ore su 24.

Il più delle volte è la giurisprudenza a definire la gravità dell’abuso dei permessi legge 104 e, quindi, a giustificare il licenziamento per giusta causa da parte dell’azienda. Succede, quindi, che l’azienda licenzia il lavoratore e questi fa causa. Si finisce così davanti ai giudici che decidono.

Fino a oggi, la sentenza n. 5574 del 22 marzo 2016 è un esempio eloquente. In tale provvedimento i giudici ermellini hanno ritenuto legittimo il licenziamento quando il lavoratore ha impiegato solo il 17,5% dei permessi concessi per motivi assistenziali, utilizzando, invece, la maggior parte del tempo per finalità estranee.

Dunque, la Corte ha stabilito che il licenziamento per giusta causa fosse legittimo, poiché il lavoratore, pur avendo beneficiato di permessi legge 104, ha dedicato solo una frazione limitata del tempo concessogli all’assistenza del congiunto disabile. In questa circostanza, l’uso improprio dei permessi, per scopi estranei a fini assistenziali, ha violato i principi di correttezza e buona fede che devono caratterizzare il rapporto tra datore di lavoro e dipendente.

Un’altra sentenza degna di nota è la n. 18293 del 11 luglio 2018. In tal caso, la Corte di Cassazione ha ritenuto legittimo il licenziamento di un lavoratore che, durante l’uso dei permessi Legge 104, si trovava in una località turistica senza giustificazioni valide. Pertanto, non per assistere il familiare disabile per scopi personali.

Riassumendo…

  • l’uso dei permessi legge 104 è un diritto importante per il lavoratore dipendente
  • è cruciale rispettarne le finalità
  • l’abuso può comportare serie conseguenze fino al licenziamento per giusta, come dimostrato dalle sentenze della Corte di Cassazione
  • trovi qui anche le motivazioni che insospettiscono il fisco sui permessi 104.