A cosa serve e dove si legge il VAT number partita IVA? Come canta Irene Grandi: “Tu credi ma non sai, cosa è veramente importante. Tu sei sicuro che, sicuro ma non ci pensi sempre“.

Nessuno di noi, in effetti, può avere la presunzione di sapere tutto di ogni argomento. Tante sono le cose che possono restare a noi ignote e che apprendiamo nel corso degli anni. Basti pensare ai vari adempimenti fiscali.

Quest’ultimi sono talmente numerosi che conoscerli tutti può risultare una vera e propria impresa.

Tanti i termini con cui dover fare i conti, di cui spesso non conosciamo nemmeno il significato. Tra questi il cosiddetto VAT number partita IVA, che si rivela essere fondamentale in caso di scambio di beni e servizi con l’estero, sia con Paesi dell’Unione Europea che extra UE. Entriamo quindi nei dettagli per scoprire di cosa si tratta, a cosa serve e dove leggere tale codice.

VAT number partita IVA: a cosa serve e dove si legge

Di primo acchito il termine VAT può sembrare sconosciuto. Nella realtà dei fatti, però, è una sigla molto famigliare. Si tratta, infatti, semplicemente dell’acronimo di Value-Added Tax, ovvero imposta sul valore aggiunto, meglio conosciuta come IVA. Il VAT number, quindi, non è altro che la partita IVA, ovvero il codice assegnato, ai fini IVA, ai professionisti e alle imprese che svolgono la loro attività nell’ambito dell’Unione Europea.

Tale codice viene rilasciato dal proprio Paese di competenza e si rivela necessario in caso di cessione di beni o servizi soggetti ad IVA, oppure per l’acquisto di beni all’interno dell’Unione Europea. Ogni Paese, inoltre, trasmette i numeri di Partita IVA e i dati delle aziende registrate. Tale attività, in Italia, viene effettuata dall’Agenzia delle Entrate, che rende disponibili sul VIES le informazioni delle aziende che operano a livello Europeo.

Grazie al VAT, quindi, le amministrazioni dei vari Stati appartenenti all’Unione Europea possono controllare gli scambi effettuati. A loro volta coloro che effettuato gli scambi possono verificare la validità dei dati forniti dal loro acquirente o fornitore. A tal fine, se si tratta di un Paese dell’Unione Europea o dell’Irlanda del Nord, è possibile utilizzare il servizio di verifica online messo a disposizione sul sito della Commissione Europea. Non è disponibile, invece, alcun archivio unico per i Paesi extra Unione Europea. In quest’ultimo caso si consiglia di rivolgersi a un commercialista che ha a propria disposizione gli strumenti opportuni per effettuare tali controlli.

Chi e come richiedere l’inclusione del VIES

Coloro che intendono effettuare delle operazioni ai intracomunitarie devono richiedere di essere inclusi nell’archivio Vies. Tale operazione, come spiegato sul sito dell’Agenzia delle Entrate:

“può essere espressa direttamente nella dichiarazione di inizio attività oppure, successivamente, telematicamente, in modalità diretta o tramite i soggetti incaricati di cui ai commi 2-bis e 3 dell’articolo 3 del Dpr 322/1998. In ogni caso, i contribuenti possono in qualsiasi momento comunicare la volontà di retrocedere dall’opzione, cioè di essere esclusi dal Vies perché non si ha più intenzione di effettuare operazioni intracomunitarie. La revoca dell’opzione può essere effettuata esclusivamente attraverso i servizi telematici”. L’obbligo di inclusione nel Vies, viene sottolineato: “riguarda tutti i soggetti che esercitano attività impresa, arte o professione, nel territorio dello Stato, o vi istituiscono una stabile organizzazione”.