Sono a casa in malattia: rischio la visita fiscale?”. Se lo chiedono molti dipendenti, non necessariamente furbetti in mala fede. Può capitare ad esempio che nell’ultimo giorno di malattia ci si senta leggermente meglio e si voglia uscire a fare due passi per prendere un po’ d’aria oppure che, durante la malattia, si verifichi un’urgenza che implichi il rischio di non essere reperibile nelle fasce soggette a visita fiscale.

E’ intuitivo che non esiste un modo certo e matematico per calcolare con sicurezza il rischio di visita fiscale: al contrario del resto si snaturerebbe lo scopo e l’essenza stessa del controllo medico Inps che serve a stanare le assenze per finta malattia.

E per questo teoricamente il medico Inps può bussare alla porta anche nei week end, più giorni di seguito nella stessa assenza per malattia e anche più volte al giorno, sempre nel rispetto delle fasce di reperibilità secondo i nuovi orari previsti.
In quest’ottica solo chi rientra nei casi di non obbligo alla reperibilità può stare tranquillo.

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Qual è il rischio concreto di visita fiscale?

Detto questo è vero che il rischio effettivo di visita fiscale è molto più basso di quanto molti pensino. Riflettendo: quanti hanno veramente ricevuto il controllo dopo l’invio del certificato? Le statistiche Inps confermano che i controlli sono rari: in media 53 visite fiscali ogni mille certificati nel settore pubblico e addirittura 26 ogni mille nel comparto privato. Questo non deve erroneamente portare ad abbassare la guardia perché le conseguenze in caso di mancata reperibilità sono piuttosto gravi.
Inoltre va anche evidenziato che il numero relativamente basso di visite fiscali nel 2018 è giustificato in parte dall’introduzione graduale del nuovo regime con l’affidamento dell’incarico al Polo Unico Inps.

La messa in regime del sistema potrebbe quindi avere come effetto l’aumento delle visite fiscali, anche nell’ottica dell’impegno preso contro i furbetti assenteisti, soprattutto nel pubblico.