Un pensionato su tre prende meno di 1.000 euro al mese. Un dato preoccupante che vede il nostro Paese scivolare verso una povertà sempre più marcata, come anche evidenziato di recente dall’Istat.

E’ il quadro drammatico che salta fuori dal rapporto annuale dell’Inps, presentato alla Camera dal presidente dell’Istituto, Pasquale Tridico. Un’analisi nella quale si evidenzia appunto l’andamento delle pensioni italiane.

Il 32% dei pensionati percepisce meno di 1.000 euro al mese

Nel dettaglio – spiega Tridico – alla fine del 2021 il 40% dei pensionati percepiva un reddito da pensione lordo inferiore ai 12 mila euro l’anno.

Al netto delle integrazioni al minimo associate alle prestazioni, delle varie forme di indennità di accompagnamento, della quattordicesima mensilità e delle maggiorazioni sociali associati alle prestazioni.

Tenendo conto anche di queste “voci”, scende al 32% la quota di pensionati con reddito annuo inferiore ai 12mila euro. Cifra che poteva andare bene dieci anni fa, ma che oggi non è più adeguata al costo della vita.

E il quadro non pare migliorare, visto che le retribuzioni sono basse in Italia e non consentono, alla fine, di ottenere una pensione sufficiente per vivere. Molti lavoratori guadagnano infatti meno del reddito di cittadinanza e questo rappresenta una assurdità, oltre che un problema per la tenuta dei conti Inps.

Cattiva distribuzione dei redditi

Il problema, quindi, sta alla base. Basse retribuzioni implicano basse pensioni. E in futuro, andando avanti di questo passo, potrà ritenersi fortunato chi beneficerà di un tasso di sostituzione con la pensione pari al 70% dell’ultimo stipendio. Secondo Tridico

“Una quota crescente di lavoratori percepisce un reddito da lavoro inferiore alla soglia di fruizione del reddito di cittadinanza”.

Stando ai numeri contenuti nel rapporto Inps, il 23% dei lavoratori guadagna meno di 780 euro al mese, considerando anche i part-time. Per contro, l’1% dei lavoratori meglio retribuiti ha visto un ulteriore aumento di un punto percentuale della loro quota sulla massa retributiva complessiva” (dal 6,5% al 7,5% per il settore privato).

Eppure nel 2021 si sono registrate più persone sul mercato del lavoro rispetto al 2020. Ma – secondo l’Inps – molti dei nuovi lavoratori immessi sono impiegati per un numero ridotto di ore e percepiscono retribuzioni che non permettono di vivere dignitosamente.