L’estate sta finendo e con essa ci aggiungiamo a dire addio ai giorni di ferie, pronti a tornare alle prese con i vari impegni tipici della vita quotidiana. Ma non solo, con l’arrivo del mese di settembre ci avviciniamo sempre di più alle prossime elezioni.
Proprio in vista di queste ultime i vari partiti sono al lavoro per illustrare i rispettivi programmi elettorali. Diversi gli argomenti in ballo, come la colazione del centrodestra che fa del taglio delle tasse il suo cavallo di battaglia.
A tal proposito sono in molti a chiedersi quali siano le diverse proposte inerenti la flat tax, il relativo costo e soprattutto chi ne potrebbe trarre particolare vantaggio.
Flat tax, le proposte del centrodestra: cosa succede dopo le elezioni del 25 settembre
Abbiamo già visto come siano in molti a chiedersi se il Superbonus 110% verrà cancellato anche se il Movimento 5 Stelle vince le elezioni. Proprio soffermandosi sulle prossime elezioni politiche in programma il 25 settembre, in effetti, sono diversi i temi al centro dell’attenzione.
Tra questi anche la flat tax. Vero e proprio cavallo di battaglia della coalizione di centrodestra, che si pone tra i principali obiettivi quello di ridurre la pressione fiscale nel nostro Paese, sono in molti a chiedersi quali siano le varie proposte in tal senso.
Ma non solo, anche il relativo costo e soprattutto chi ne trarrebbe effettivamente vantaggio. Al momento, ricordiamo, viene applicata solamente una flat tax del 15% alle partite Iva con ricavi fino a massimo 65 mila euro.
Le proposte dei partiti di centrodestra
Ebbene, entrando nei dettagli sono queste le diverse proposte dei partiti di centrodestra inerenti la cosiddetta tassa piatta, ovvero uguale per tutti a prescindere dal reddito. Ovvero:
- Forza Italia di Silvio Berlusconi propone di aumentare la flat tax al 23% a tutti i redditi. Una proposta che se dovesse diventare realtà, in base a quanto riportato su Il Sole 24 Ore, finirebbe per costare circa 30 miliardi l’anno.
- Lega di Matteo Salvini propone invece una flat tax del 15%, anche in questo caso da estendere a tutti i redditi. Trattandosi di un’aliquota più bassa della precedente, come è facile immaginare, porta con sé dei costi più alti. Quest’ultimi, in base alle ultime stime, si aggirerebbero attorno a circa 50 miliardi di euro l’anno. Il passaggio, comunque, dovrebbe avvenire in modo graduale, grazie ad un percorso a tre fasi.
- Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, invece, propone di applicare la flat tax solo alla parte di reddito eccedente rispetto a quanto dichiarato l’anno precedente. Ne consegue, quindi, che si tratti della proposta economicamente meno pesante delle tre proposte della coalizione di centrodestra.
Il programma della coalizione, bisogna sapere, si sofferma su una generica “flat tax incrementale”, ovvero da applicare solo sul reddito dichiarato in più rispetto all’anno prima.
Ma non solo, il testo in comune proposto dai partiti di centrodestra propone anche un’estensione della tassa piatta a favore dei titolari di partita Iva con un fatturato fino a 100 mila euro.
Tassa piatta: chi ne trae vantaggio
Facendo un confronto tra le attuali aliquote Irpef con la Flat tax al 15%, comunque, si stima che la tassa piatta sarebbe particolarmente vantaggiosa per professionisti e imprenditori individuali rispetto al regime ordinario.
In particolare a trarne vantaggio sarebbero coloro che non hanno diritto a detrazioni, ma anche i lavoratori dipendenti. Quest’ultimi, infatti, trarrebbero ad esempio maggior vantaggio rispetto ai forfettari.
A trarne il beneficio più alto, comunque, sarebbero quelli con redditi più alti. Quest’ultimi, infatti, si ritrovano ad oggi a pagare di più per vie delle attuali aliquote a scaglioni.
Al momento, comunque, è bene sottolineare, si tratta solo di proposte in vista delle prossime elezioni.