Nell’ultimo mese si sta discutendo tanto della c.d. flat tax che in realtà a oggi si identifica con l’imposta sostitutiva pagata da chi è in regime forfettario. Con la nuova flat tax, mantenendo le attuali aliquote Irpef, il Governo vorrebbe introdurrebbe invece una tassa piatta del 15% su tutto quello che si è guadagnato in più rispetto alla media del triennio precedente. L’obiettivo è quello di contrastare il sommerso.
Tuttavia la Meloni vorrebbe anche rivedere i requisiti di accesso al regime forfettario, innalzando il monte ricavi/compensi.
Ecco cosa potrà cambiare già nella prossima Legge di bilancio.
Il regime forfettario. I requisiti a oggi
Il comma 54 della Legge 190/2014, ammette al regime forfettario coloro che:
- hanno conseguito ricavi ovvero hanno percepito compensi, ragguagliati ad anno, non superiori a euro 65.000;
- hanno sostenuto spese sostenuto per un importo complessivo non superiore a 20.000 euro lordi per lavoro accessorio, lavoro dipendente e compensi a collaboratori, anche a progetto.
In merito alle cause di esclusione, ad esempio, non possono accedere al regime forfettario:
- le persone fisiche che si avvalgono di regimi speciali ai fini Iva o di regimi forfetari di determinazione del reddito;
- i non residenti, ad eccezione di coloro che risiedono in uno degli Stati membri dell’Unione europea o in uno Stato aderente all’Accordo sullo Spazio economico europeo che assicuri un adeguato scambio di informazioni e che producono in Italia almeno il 75% del reddito complessivamente realizzato;
- i soggetti che effettuano, in via esclusiva o prevalente, operazioni di cessione di fabbricati o porzioni di fabbricato, di terreni edificabili o di mezzi di trasporto nuovi;
- ecc.
Vediamo cosa ha in mente il nuovo Governo proprio sul regime forfettario.
Cosa potrebbe cambiare con la flat tax?
Oltre ad introdurre la tassa piatta, il nuovo Governo studia su come migliorare l’attuale regime forfettario.
A tal proposito, la Meloni vorrebbe portare il limite dei ricavi/compensi da 65.000 a 100.000 euro.
- dal 2023, il limite di accesso potrebbe salire a 80.000 euro,
- per poi arrivare a 100.000 euro nel 2024.
L’imposta da pagare si calcolerebbe sulla base delle regole in vigore già oggi.
Dunque, in pratica, ai ricavi/compensi percepiti nel periodo d’imposta (principio di cassa) si applica un coefficiente di redditività che varia a seconda del codice ATECO che contraddistingue l’attività esercitata. Dunque, si tiene conto dei costi potenzialmente associabili all’attività svolta e non a quelli effettivamente sostenuti. Ecco perché il caro bollette per i forfettari è ancora più caro. Gli unici costi deducibili dal reddito in maniera analitica sono quelli per i contributi previdenziali pagati in obbligo di legge.
A ogni modo, al superamento dei suddetti limiti, entrerebbe in gioco la nuova flat tax dunque una tassa piatta del 15% su tutto quello che si è guadagnato in più rispetto alla media del triennio precedente.
Tuttavia, non sono ancora chiari tutti i contorni delle novità sia sulla flat tax secca sia sul regime forfettario. Bisognerà attendere ancora qualche settimana.