Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) torna a bacchettare l’Italia sulla spesa pubblica. In particolare sul superbonus edilizio e sulle pensioni. La crescita economica del Paese resta troppo bassa e i rischi di una recessione sono dietro l’angolo in caso di shock finanziario. Come quello appena vissuto con il ritorno dell’inflazione a livello internazionale.
Nel suo ultimo rapporto globale il Fondo stima per l’Italia un incremento del Pil dello 0,7% sia per quest’anno, sia per il prossimo, ma sottolinea che “anche se sorprese positive possono materializzarsi, i rischi per la crescita sono al ribasso”.
Fmi: pensioni anticipate ancora troppo costose
Per gli esperti del Fondo Monetario il problema sono i costi delle pensioni anticipate che hanno fatto lievitare la spesa Inps in maniera del tutto inattesa. A partire da Quota 100 per finire con Quota 103. Ma anche Ape Sociale e Opzione Donna hanno contribuito ad abbassare la media delle uscite dal lavoro costringendo l’Inps a mettere a disposizione più soldi per pagare le pensioni chiedendo maggiori trasferimenti dallo Stato.
Non è mistero che il documento di economia e finanza (Def), architrave della prossima manovra di bilancio, indichi un previsione di spesa e un impegno finanziario di altri 18 miliardi per il 2025 solo per le pensioni in pagamento. Conseguenza di scellerate riforme messe in piedi dall’ex governo Conte I con l’introduzione di Quota 100 per tre anni.
Al punto che la spesa per le pensioni in Italia ha raggiunto lo scorso anno quota 269,6 miliardi di euro. Un record destinato a essere superato negli anni a venire, secondo le previsioni degli economisti. A snocciolare il preoccupante dato, ma del tutto atteso, è l’Inps nella relazione annuale sulla gestione della previdenza pubblicata ad aprile.
Pensioni, spesa record: inevitabili altri tagli
Quindi, altro che Quota 41 per tutti come chiede la Lega. E nemmeno la proroga di Quota 103 al 2025, peraltro già adesso quasi del tutto sconveniente. Sulle pensioni in Italia sta per calare un’altra mannaia che molto probabilmente ridurrà al lumicino anche Ape Sociale, mentre per Opzione Donna si profila un altro l’innalzamento dell’età pensionabile.
Ma sulla spesa pensionistica pesano sempre più anche gli interventi assistenziali. A cominciare da quelli relativi all’integrazione al trattamento minimo, all’assegno sociale, per finire a quelli poco visibili che scaturiscono dal calcolo della pensione con il sistema retributivo. Ragion per cui Quota 103 da quest’anno è concessa solo con il calcolo contributivo puro e non più con quello misto.
Più nel dettaglio, nel 2023 sono stati erogati per pensioni 269,6 miliardi di euro con un aumento del 6,34% rispetto al 2022. Contemporaneamente sono cresciute anche le entrate contributive (+4,44% rispetto al 2022) a quota 214,6 miliardi di euro grazie all’aumento dell’occupazione in Italia. Dati che mostrano un lento e progressivo deterioramento del bilancio Inps se si considera che il numero dei pensionati non è cresciuto da un anno con l’altro. Quindi si spendono sempre più soldi a parità di prestazioni erogate.
Il Fmi, non dà indicazioni su come agire per le pensioni, ma raccomanda il governo a non perdere tempo. L’età media di uscita dal lavoro – secondo gli esperti del Fondo – è ancora troppo bassa (63,2 anni) rispetto agli altri paesi sviluppati e il costo del welfare mina la crescita economica con conseguenze che possono rivelarsi disastrose in caso di shock economici.
Riassumendo…
- Altra bacchettata del Fondo Monetario Internazionali all’Italia sulle pensioni.
- Si spende troppo per le pensioni ed è necessario tagliare ulteriormente le uscite anticipate.
- La crescita economica è troppo debole per poter sostenere la spesa pensionistica.