Fondi pensione: i rendimenti tornano a crescere, ma ci vorranno anni per recuperare le perdite

Tornano a crescere i rendimenti dei fondi pensione nei primi tre mesi del 2023. Ma le perdite passate sono difficilmente recuperabili.
2 anni fa
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fondi pensione

I rendimenti dei fondi pensione sono tornati a crescere nel primo trimestre 2023. Dopo i crolli dello scorso anno che hanno messo alle corde i gestori alimentando disaffezione verso questa forma di risparmio, le cose stanno cambiando.

La riprese dei mercati e il rallentamento dell’inflazione nel periodo gennaio-marzo 2023 hanno permesso ai fondi pensione un timido recupero. Secondo i dati elaborati da BFF, i fondi negoziali hanno chiuso con rendimenti in aumento del 2,2% mentre gli aperti hanno messo a segno un +2,9%.

Fondi pensione: rendimenti in rialzo nel primo trimestre

Torna quindi un po’ di ottimismo fra i lavoratori che destinano quote del proprio Tfr ai fondi pensione. La previdenza integrativa appare sempre più necessaria a fronte del continuo ribasso delle pensioni pubbliche future. Il recupero del primo trimestre riguarda tutti i comparti. Inclusi i monetari e gli aperti obbligazionari, le cui performance erano rimaste negative alla fine dello scorso anno.

Nel dettaglio, il recupero dei rendimenti interessa tutte le linee di investimento, ma a fare da traino tra i fondi negoziali sono i bilanciati azionari con un +3,5%. Seguono i bilanciati (+3%) e gli azionari (+2,8%). Tra i fondi pensione aperti, spicca la performance degli azionari: + 4,8%, staccando i bilanciati azionari (+4%) e i bilanciati (+3,2%).

Sul lungo periodo (dieci anni), i fondi negoziali hanno guadagnato in media il 2,9% all’anno e gli aperti il 2,2%. In entrambi i casi, la maglia rosa spetta agli azionari, rispettivamente +4,8 e +3,9%. In coda si confermano invece i monetari, con una crescita dell’1% per i negoziali e dello 0,5% per i fondi aperti.

Ma una rondine non fa primavera

I dati incoraggianti dei fondi pensione del primo trimestre 2023 non devono trarre in inganno. La rivalutazione del Tfr lasciato in azienda ha reso poco di più sul lungo periodo. Questo si rivaluta sempre del 1,50% più 0,75% del taso di inflazione senza subire cali. Nel 2022 è cresciuto del 8,3%, contro una perdita media del 10% dei fondi pensione.

Un gap difficile da recuperare nel medio periodo.

Di fatto, sul lungo periodo il Tfr batte i fondi pensione: rispetto al 2017 (orizzonte di cinque anni), i fondi negoziali hanno guadagnato lo 0,4% e i fondi aperti lo 0,2%, mentre i PIP variano dal +1,4% delle gestioni separate al +0,6% degli unit linked. Il Tfr, invece, ha guadagnato il 3,3%. A dieci anni i fondi aperti sono saliti del 2,5%, i negoziali del 2,2% e il Tfr del 2,4%. Solo la performance media dei fondi pensione azionari è superiore al rendimento del Tfr.

Quindi, dati alla mano, la performance di rendimento dei fondi pensione non deve trarre in inganno. Anche se nel lungo periodo le differenze dovessero risultare minime, il rischio di sottoscrivere forme di pensione complementare nel momento sbagliato rischia di compromettere seriamente i progetti di integrazione previdenziale futura. Con perdite anche pesanti.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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