La Francia si scopre vulnerabile alle agenzie di rating e il governo sembra figlio di nessuno

La Francia somiglia ora molto più all'Italia e teme una crisi del debito per effetto dei giudizi di mercati e agenzie di rating.
3 mesi fa
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Francia esposta alla crisi del debito
Francia esposta alla crisi del debito © Licenza Creative Commons

Il primo ministro Michel Barnier ha superato il primo test. La mozione di sfiducia presentata dal Nuovo Fronte Popolare si è fermata a 197 voti. La maggioranza richiesta per approvarla era di 289. Sono mancati i 125 voti del Rassemblement National di Marine Le Pen, che ha confermato che esaminerà le proposte del nuovo governo “senza una postura infantile”. Per il momento la Francia ha evitato una seconda crisi politica in pochi mesi, ma le buone notizie si fermano qui.

Francia in crisi politica e fiscale

Barnier ha presentato il bilancio per il 2025, che contempla 60 miliardi di euro tra tagli alle spese (40) e aumenti delle tasse (20).

Due punti di Pil necessari per impedire che il deficit fiscale voli al 7% e cercare di tenerlo al 5%, pur sempre appena più alto dei livelli del 2023 al 4,9%. Una finanziaria “lacrime e sangue”, che sembra figlia di nessuna. Perché la verità è che a sostenere l’esecutivo fino in fondo non ci sia proprio nessuno, neppure i centristi vicini al presidente Emmanuel Macron. Questi si mostrano riluttanti ad approvare misure che prevedano aumenti delle imposte dopo avere sostenuto l’esatto contrario fino alla campagna elettorale di quattro mesi fa.

Test agenzie di rating da stasera

D’altra parte, l’astensione di Le Pen non è stata un regalo. Ella ha aggiunto i voti a quelli dell’opposizione di sinistra per bocciare una proposta del governo per rinviare l’aumento delle pensioni di sei mesi. I risparmi attesi erano nell’ordine dei 4 miliardi. Un atto che conferma la sensazione è che la Francia sia sprofondata in una crisi sia politica che fiscale. E la paura a Parigi si fa forte, in vista del giudizio di Fitch di stasera a borse chiuse. L’agenzia ha tagliato il rating ad AA- nella primavera scorsa. Macron e Barnier temono che nelle prossime ore possa ridurre il suo “outlook” da “stabile” a “negativo”.

Sarebbe l’anticamera di un nuovo declassamento entro pochi mesi.

E giorno 25 ottobre sarà la volta di Moody’s, che ancora giudica il debito francese Aa2, un rating a dir poco generoso. A novembre si esprimerà anche S&P. Anch’esso ha di recente tagliato il suo giudizio ad AA-. Possibile che le agenzie vogliano prima verificare cosa accadrà nella sessione di bilancio per capire se la crisi politica stia degenerando a tutti gli effetti nell’incapacità di gestire i conti pubblici. A sinistra chiedono che Barnier vada a casa, in quanto espressione del “tradimento” dell’esito elettorale da parte di Macron. A destra l’appoggio esterno avverrà solo sui provvedimenti non impopolari tra la propria base. Al centro, come dicevamo, c’è smarrimento per il nuovo corso.

Bond francesi più generosi dei Bonos spagnoli

I bond francesi ormai rendono più di quelli spagnoli. I mercati la loro sentenza l’hanno emessa: non meritano di essere considerati “safe asset” simili a quelli tedeschi. Ma la vera domanda ora è: come farà Barnier a far passare provvedimenti duri senza avere neanche lontanamente una maggioranza parlamentare? La credibilità della Francia è a rischio con la crisi politica, economica, sociale e che rischia di contagiare la sfera finanziaria. Non è un caso che il governatore della Banca di Francia, François Villeroy de Galhau, sia passato di recente e senza indugi tra le “colombe” nel board della Banca Centrale Europea per chiedere nuovi tagli ai tassi di interesse.

Crisi del debito in Francia non più un tabù

Un costo del denaro più basso avrebbe effetti benefici per un’economia, come quella francese, che si fonda sulla domanda interna. Nessuna apertura, invece, dalla Germania su una politica fiscale più espansiva. L’alleato tedesco è ancora più nei guai. Ha un’economia che si è fermata e sul piano politico è il caos.

Non è in grado di aiutare sé stesso, figuriamoci di togliere le castagne dal fuoco agli altri. E così la Francia teme una crisi del debito, magari dai contorni molto meno drammatici di quella che travolse l’Italia nel 2011. In ogni caso, già solo avvicinarsi ai livelli di rendimento dei BTp sembra uno smacco per Parigi. Pensava di appartenere per diritto divino alla fortezza del Nord Europa e si è scoperta risucchiata dal Sud.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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