Germania rialza la testa con crisi Eurozona
Un gigante economico, ma un nano politico. Questa è stata la Germania fino a pochi anni fa. La musica inizia a cambiare timidamente nel 2003, quando l’allora cancelliere Gerhard Schroeder prende le distanze dall’amministrazione di George W.Bush sulla guerra in Iraq, facendo asse con la Francia di Jacques Chirac. E’ la prima volta dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, che i tedeschi si mostrano ostili alla politica estera USA. Un riavvicinamento tra le due potenze avviene sotto Barack Obama, forse complice la grave crisi finanziaria esplosa negli USA nel 2008, che da un lato indebolisce la posizione americana all’estero, dall’altro rende necessario per la Casa Bianca trovare un interlocutore immediato e affidabile per la UE e, in particolare, l’Eurozona.
Il resto è cronaca di questi anni. La Germania rialza la testa, capisce che la traversata nel deserto è conclusa per i tedeschi, che può di nuovo ambire a una posizione di rilievo nello scacchiere geo-politico mondiale, attuando finalmente quanto sia nelle sue ambizioni sin dalla nascita del moderno stato nazionale nel 1871 sotto l’Imperatore Guglielmo von Hohenzollern e l’abbattimento delle barriere doganali interne con lo Zollverein. In assenza di leader politici alternativi credibili, il vuoto politico in Europa viene sempre più colmato dalla nuova Lady di Ferro, l’ostinata Frau Merkel, che punta a creare ordine in un continente senza bussola. Le sue parole d’ordine sono bilanci nazionali in equilibrio, riforme economiche pro-crescita e maggiore integrazione politico-economica, ma sulla base di una crescente responsabilizzazione dei governi nazionali con riguardo ai conti pubblici e, in generale, all’attuazione dell’agenda economica. (Leggi anche: Frau Merkel ipoteca quarto mandato)
Germania a capo della UE
La crisi dell’euro ha spinto tutta l’unione monetaria a guardare alla Germania come punto di riferimento per la propria salvaguardia, quella dei migranti ha consolidato la leadership tedesca in tutta la UE.
Con Trump alla Casa Bianca e il Regno Unito in via d’uscita dalla UE, Berlino sta cogliendo la palla al balzo per porsi a capo di un’Europa liberaldemocratica, a salvaguardia di un ordine che altrimenti rischierebbe di dissolversi. Persino la Francia, che della rivalità con la Germania ne ha fatto una questione quasi identitaria per secoli, oggi sembra ormai rassegnata a recitare solo il ruolo di comprimaria nella costruzione della nuova architettura europea. (Leggi anche: Asse Macron-Merkel conferma che l’Italia rischia un nuovo 2011)