Le banche italiane iniziano giustamente a preoccuparsi per l’aumento dei tassi d’interesse della Banca Centrale Europea (BCE). Se fino a qualche mese fa si pensava che la stretta monetaria avrebbe avuto effetti solo positivi sui loro bilanci, adesso il quadro inizia ad assumere contorni meno rassicuranti. Dal luglio scorso, mese in cui è iniziata la stretta nell’Area Euro, i depositi della clientela sono crollati di 84 miliardi di euro al 31 maggio scorso, segnando -4,5%. La liquidità disponibile resta elevatissima – quasi 1.790 miliardi tra conti correnti, deposito e pronti contro termine – ma il trend preoccupa.
E c’è da crederci. Nel maggio del 2022, i conti deposito offrivano in media un tasso d’interesse dello 0,31%. Nel maggio scorso, il tasso medio saliva solamente allo 0,68%. Al netto dell’imposta sugli interessi del 26%, siamo passati dallo 0,24% allo 0,50%. Nello stesso periodo di tempo, i BoT a 12 mesi sono saliti dallo 0,67% al 3,86% di questi giorni. Al netto della minore imposta del 12,50%, il boom è stato dallo 0,59% al 3,38%. In pratica, mentre un anno fa i titoli di stato a breve scadenza rendevano poco più del doppio dei conti deposito, adesso offrono più di sei volte tanto.
BoT concorrenti spiegati dei conti deposito
Le famiglie hanno bisogno di impiegare la liquidità in qualche modo per proteggersi dal potere di acquisto. A giugno, per quanto in calo, l’inflazione è stata del 6,4%. Considerata la bassa remunerazione ricevuta sui risparmi in banca, hanno perso qualcosa come ben oltre 110 miliardi in termini di capacità di acquisto. Le banche si affannano a replicare alle accuse dei risparmiatori e dello stesso governo, sostenendo che i conti correnti non siano strumenti d’investimento. Hanno ragione. Lo stesso non possono dire sui conti deposito, però. Saranno strumenti a bassissimo rischio, tipici di chi è allergico ai mercati finanziari, ma comportano pur sempre di privarsi della liquidità per un dato periodo di tempo.
In sostanza, le banche italiane continuano a beneficiare di tanto denaro quasi gratis, mentre lo prestano ad imprese e famiglie a tassi sempre più alti. Un nuovo mutuo medio in Italia costava il 4,24% a maggio contro il 2,05% di un anno prima. Le chiacchiere stanno a zero. Gli istituti di credito sono molto lesti quando si tratta di scaricare gli oneri sulla clientela, mentre avanzano a passo di lumaca quando si tratta di remunerare meglio i risparmi. Ecco perché si sono presi di paura quando a giugno il primo BTp Valore ha ricevuto ordini per oltre 18 miliardi di euro dal retail. E’ stata la spia di una profonda insoddisfazione dei loro clienti. E poiché il Tesoro avrà bisogno di raccogliere ulteriori capitali per tamponare il suo ingente fabbisogno, altre emissioni simili dovrebbero tenersi entro l’anno. Liquidità che uscirà in buona parte fuori proprio dai conti bancari. I BoT sono diventati concorrenti terrificanti per gli avidi banchieri.