Le esportazioni tedesche impensieriscono USA e Italia
Infine, l’attacco di Trump alla UE, pur non reiterato negli ultimi tempi, nonché il suo sostegno alle formazioni euro-scettiche, non potranno essere condivise da Gentiloni, che in casa deve affrontare l’avanzata di Movimento 5 Stelle e Lega Nord, partiti che vedono di buon occhio l’attuale inquilino alla Casa Bianca, mentre guardano con assoluta ostilità Bruxelles. In particolare, la richiesta di Trump di un euro più forte non potrà che essere percepita come un rischio per l’economia italiana, tra le meno competitive dell’Eurozona con un cambio rafforzato.
Tuttavia, anche sull’Europa potrebbe registrarsi un’inattesa convergenza tra Gentiloni e Trump, ovvero con riguardo alla necessità di tagliare il surplus commerciale tedesco. Non certo agendo sul cambio, per quanto appena scritto, ma attraverso una politica fiscale meno rigida, che passando per un aumento degli investimenti pubblici tedeschi, stimolerebbe (almeno, nelle speranze del resto dell’area) la ripresa nell’Eurozona. (Leggi anche: Trump contro euro debole della Germania)
In generale, per questioni anche formali, prevarranno pubblicamente le convergenze più che le divisioni tra i due leader. D’altronde, Gentiloni non è Angela Merkel, non ha dietro di sé un paese unito, né una maggioranza parlamentare forte e con idee chiare sui suoi rapporti con gli USA e la stessa UE. Non potrebbe intestarsi alcuna battaglia con reali chance di portarla avanti. Accontentiamoci di una stretta di mano (quella negata a Frau Merkel?) e di buoni propositi esternati in conferenza stampa.