Il rischio di una manovra recessiva
Nelle speranze dei commissari, ciò dovrebbe rassicurare in parte i mercati sul percorso di riduzione del nostro disavanzo fiscale, al contempo spostando il peso della tassazione dal lavoro ai consumi, a beneficio della crescita. Il piano è concreto, ma inutile ribadire che l’esercizio teorico si scontra con una realtà ben diversa da quella simulata dai funzionari di Bruxelles. La tassazione sui consumi è già elevatissima nel nostro paese, più che nella gran parte delle altre economie OCSE e i precedenti degli ultimi anni hanno dimostrato ampiamente che fare leva sull’IVA danneggia i consumi e il pil, senza nemmeno migliorare i conti pubblici.
Che serva un taglio deciso al cuneo fiscale è lapalissiano; che sia auspicabile farlo con altre tasse, molto, molto inopportuno. Con una domanda interna definita “debole” da Confindustria e di scarso sostegno alla crescita economica in questa fase, il rischio di questa manovra è di far scivolare l’Italia verso una nuova spirale recessiva e la rassegnazione che tagliare le tasse sia possibile solo alzandone di altre e non tagliando la bambagia da circa 760 miliardi di euro di spesa pubblica, al netto degli interessi sul debito. (Leggi anche: Ripresa economica lenta per domanda interna debole)