Friedrich Merz nega che quelle di ieri siano prove tecniche per la nascita di un governo “nero-blu”. Ma quando mancano poco più di tre settimane alle elezioni federali, quanto accaduto ha del clamoroso. In Germania c’è da tempo un allarme sicurezza generato dall’immigrazione fuori controllo che risale all’era Merkel. La cancelliera nel 2015 aprì le frontiere tedesche indiscriminatamente e in un solo anno arrivarono circa un milione di profughi. Quel passo segnò lo spostamento a sinistra di Mutti, che non a caso rubò molti voti ai socialdemocratici, perdendone alla sua destra, dove cresceva il neonato partito ultra-conservatore AfD (Alternativa per la Germania).
Cade muro anti-AfD
Ieri, il candidato della CDU/CSU e molto probabile futuro cancelliere ha deciso di rompere definitivamente con l’era Merkel.
Ha presentato al Bundestag una proposta di legge per imporre una stretta sui richiedenti asilo. E’ passata clamorosamente con 348 voti a favore e 345 contro. Decisivi i voti dell’AfD, un partito contro cui tutti gli altri hanno sinora mantenuto un “cordone sanitario”. E’ tacciato di simpatie naziste, sebbene i diretti interessati neghino. La loro leader e candidata alla cancelleria, Alice Weidel, è un ex banchiere di Goldman Sachs, lesbica dichiarata, sposata con una svizzera di origini cingalesi e con cui ha due figli adottivi. Non esattamente il ritratto dell’hitlerismo.
Di fatto è caduto un muro. Da qui a sostenere che ci sarà un governo tra conservatori e AfD ne corre. Ma il pragmatismo di Merz non è passato inosservato e ha attirato le critiche proprio dell’ex cancelliera, che ha definito l’operazione un errore.
Essa può rivelarsi rischiosa dal punto di vista di Merz, qualora agli elettori arrivasse il segnale che il voto a Weidel sia utile per cambiare le cose. Può trasformarsi in una vittoria, se riuscirà a recuperare i tanti voti persi a destra. Perché l’era Merkel ha lasciato l’Unione cristiano-democratica in una grave crisi di consensi. Quasi certamente vincerà le elezioni di febbraio, ma con appena il 30% dei consensi e con il fiato sul collo dell’AfD sopra il 20%, stando ai sondaggi. E questo partito è stato benedetto ufficialmente da Elon Musk, che lo ha definito “l’unico in grado di salvare la Germania”.
Pesante eredità dell’era Merkel
Al voto di ieri hanno contribuito anche i liberali della FDP, i quali per i sondaggi potrebbero restare sotto la soglia del 5% necessaria per entrare al Bundestag. Hanno fatto parte del governo guidato da Olaf Scholz fino a novembre, quando il loro leader e fino ad allora ministro delle Finanze, Christian Lindner, se n’è tirato fuori, vista elevatissima impopolarità di quella compagine.
L’era Merkel è un’eredità pesante per la Germania da diversi punti di vista. Sul piano economico ha lasciato una Germania in balia dell’energia russa a buon mercato, ponendo fine alla produzione di nucleare in patria. Quest’ultima scelta sarà rivista da Merz, che propone il