Alice Weidel ha 45 anni, ex analista di Goldman Sachs, lesbica dichiarata, sposata con una produttrice cinematografica svizzera di origini cingalesi con cui ha 2 figli adottivi ed è la leader di Alternativa per la Germania (AfD). Questo è il partito più a destra della politica tedesca e che per i sondaggi si piazzerebbe secondo alle prossime elezioni federali del 23 febbraio. Vorrebbe la Germania fuori dall’euro (Dexit), un tema che è stato ripreso nelle ultimissime settimane insieme al concetto di “remigrazione” e al referendum per far decidere ai tedeschi se restare nell’Unione Europea.
Weidel rilancia Germania fuori dall’euro
Le speranze dell’AfD di guidare il prossimo governo tedesco sarebbero teoricamente nulle, poiché nessun altro partito ha intenzione di allearsi con esso. E’ tacciato di simpatizzare per il nazismo, ma nell’intervista live rilasciata ad Elon Musk su X Weidel ha definito Adolf Hitler “comunista” e, quindi, “l’esatto contrario del nostro partito”. A dicembre, proprio il miliardario vicinissimo al presidente eletto Donald Trump ha dichiarato che “AfD è l’unica speranza per la Germania”. I papabili vincitori delle elezioni sono i conservatori della CDU-CSU, guidati dal candidato cancelliere Friedrich Merz. E non è così scontato che escluderanno alleanze alla loro destra per evitare l’ennesimo governo di Grosse Koalition con i socialdemocratici o, molto peggio dal loro punti di vista, con i Verdi.
Ora che l’AfD ha il sostegno palese della nuova amministrazione americana, tutto può accadere. E se il sogno proibito di Trump fosse proprio una Germania fuori dall’euro? A primo acchito, sembra persino masochistico il sostegno ad un partito contrario all’aumento della spesa pubblica e che, anzi, promette di tenere i conti in ordine. Non è così che gli Stati Uniti riuscirebbero a centrare due dei principali obiettivi sotto la prossima amministrazione: la riduzione del deficit commerciale e l’aumento delle spese militari degli alleati NATO.
AfD tutrice dell’austerità tedesca
L’austerità tedesca rende difficili entrambi. E Trump lo sa. Se tieni i conti in pareggio, non puoi sostenere la domanda interna e aumentare le importazioni (esportazioni per gli Stati Uniti). Tuttavia, l’AfD è anche un partito euro-scettico e vorrebbe la Germania fuori dall’euro. Questo sarebbe un sogno per Trump. Una Germania che tornasse al marco tedesco, avrebbe una moneta molto più forte ed esporterebbe ovunque di meno, Stati Uniti compresi. La bilancia commerciale americana si risolleverebbe, anche se i suoi problemi non nascono e muoiono con le importazioni dalla Germania.
Quant’è credibile questo scenario? Ad essere onesti, per niente. Tutto può accadere, ma oggi come oggi le probabilità che l’euro finisca o che anche solo la Germania torni al marco sono prossime allo zero. E stiamo parlando dell’unica grande economia dell’area ad avere diversi benefici uscendosene. E’ vero che esporterebbe di meno, presumibilmente nei primi anni post-Dexit, ma tutta Europa porterebbe i suoi capitali a Berlino per metterli in salvo contro possibili crisi nazionali. La Germania si avvantaggerebbe di tassi molto bassi per evitare la deflazione da super marco. La domanda interna ne verrebbe stimolata.
Verso modello intergovernativo?
Inoltre, i saldi del Target 2 del novembre scorso ci dicono che con la Germania fuori dall’euro la Bundesbank avrebbe titolo per reclamare dalle altre banche centrali nazionali ben 1.066 miliardi di euro. Le economie più esposte sono Spagna con un deficit di 435 miliardi, Italia con uno di 429 miliardi e Francia con 177. Crediti e debiti teorici, visto che viene molto difficile immaginare che una banca centrale possa pagare o riscuotere simili cifre istantaneamente. Tant’è che i circoli conservatori vicini all’allora cancelliera Angela Merkel carezzarono l’idea durante la crisi dell’euro di un decennio fa.
Se non a spingere la Germania fuori dall’euro, a cosa servirebbero il sostegno trumpiano all’AfD? Se Trump riuscisse indirettamente a portare al governo il partito di Weidel, l’Unione Europea (UE) così com’è non reggerebbe un solo istante in più. Ci sarebbe una revisione profonda dei poteri in capo alla Commissione e agli altri organi comunitari. Si tornerebbe a un modello intergovernativo in stile ex CEE. E la stessa Banca Centrale Europea (BCE) sarebbe costretta ad attenersi al suo statuto senza cedere alle tentazioni innovatrici degli ultimi 15 anni. In sostanza, tassi più alti contro l’inflazione e stop alle stamperie monetarie.
Germania fuori dall’euro improbabile, ma UE fragile
Una siffatta politica monetaria avrebbe la conseguenza di rafforzare strutturalmente il cambio euro-dollaro. Per Trump sarebbe come se l’Eurozona si applicasse un dazio da sola. Più in generale, cadrebbe quell’impalcatura sovranazionale come la UE, che non piace a chi come il nuovo presidente americano punta sui rapporti bilaterali. In definitiva, l’AfD serve a scardinare l’establishment europeista plasmato negli ultimi decenni sulla politica merkeliana. Il tycoon non ha alcuna stima verso di esso e sa che i partiti tradizionali a Bruxelles difficilmente ne stravolgerebbero i connotati, essendo parte integrante di quel sistema. Ecco perché serve aria nuova, a destra. Se poi la Germania si tirasse fuori dall’euro, tanto meglio.