Il via libera alla riforma costituzionale sul “freno al debito” è stata la premessa per giungere ad un accordo tra i conservatori di Friedrich Merz e i socialdemocratici in vista della nascita del nuovo governo in Germania. Il cancelliere “in pectore” ha usato l’escamotage di convocare allo scopo il Bundestag uscente, non disponendo in quello eletto alle elezioni di febbraio la maggioranza dei due terzi per l’approvazione. Una vittoria che consentirà di spendere a lui e agli eventuali successori fino a 1.000 miliardi di euro in 10 anni in deficit tra riarmo e investimenti infrastrutturali.
Elettori già delusi da prossimo governo in Germania
Tuttavia, il clima non è di entusiasmo nell’Unione cristiano-democratica (CDU/CSU). La nascita del prossimo governo sarà resa possibile per effetto di una grande concessione nei confronti della sinistra. Il centro-destra che fu di Helmut Kohl prima e Angela Merkel dopo ha dovuto barattare il ritorno al potere con l’infrazione del tabù del debito pubblico.
E il leader dell’organizzazione giovanile del partito, Johannes Winkel, non ha avuto peli sulla lingua nel giudicare questa scelta “una sconfitta”.
I sondaggi stessi raccontano di una certa delusione tra gli elettori che solamente un mese fa avevano votato per Merz. I consensi per il suo partito scendono di circa un punto e mezzo percentuale al 27%. I socialdemocratici dell’SPD arretrerebbero altrettanto a poco più del 15%. Insieme, la Grosse Koalition raccoglierebbe intorno al 42% dei consensi contro il 44% dei risultati ufficiali, pur disponendo di poco della maggioranza assoluta dei seggi. Insomma, tanto “grande” non sarà nei numeri.
Crescono le opposizioni al Bundestag
Può mostrarsi finora soddisfatto Lars Klingbeil, uno dei principali negoziatori dell’SPD per la nascita del nuovo governo in Germania. Considerato il successore di Olaf Scholz alla guida del partito, può vantare di avere spinto gli avversari a mollare le politiche di austerità fiscale per sposare la maggiore propensione a spendere della sinistra tedesca. Per Merz è un pessimo inizio dal punto di vista mediatico. A destra l’AfD lo accusa di avere tradito quel che rimaneva nel suo partito dei principi conservatori.
E i sondaggi fanno volare la formazione al 22,5% dal 20,8% delle elezioni federali.
Anche la Linke all’opposizione vola sopra il 10%, confermando una forte resistenza dell’opinione pubblica sia al riarmo che all’indebitamento. Il problema è che Merz potrebbe aver sbagliato tattica. Escludendo a priori la formazione di un governo con l’AfD, ha accresciuto il potere negoziale in capo all’SPD. I socialdemocratici sanno che non avranno la guida dell’esecutivo, ma venderanno carissima la pelle. Limiteranno al minimo le concessioni agli avversari, consapevoli che Merz non possiede alternative valide. Dunque, nessun taglio allo stato sociale come il centro-destra ha promesso in campagna elettorale. E neanche sull’immigrazione sono disposti a irrigidire granché le norme. Merz vorrebbe controlli alle frontiere e ritiro della cittadinanza ai cittadini che si macchiano di reati gravi, tra cui terrorismo e antisemitismo.
Merz rischia la fregatura
Il guaio è che Merz ha dovuto esordire con la grande concessione sul debito, mentre adesso non è certo che riuscirà a passare all’incasso. Tant’è che non sembra più sicuro di poter formare il nuovo governo in Germania entro Pasqua. Al lavoro ci sono 16 gruppi per complessivi 256 persone coinvolte da ambo le parti. Alla fine un accordo lo si troverà, perché appare assai difficile che i due schieramenti possano farne altrimenti. Berlino pone la stabilità politica al di sopra di tutto. Le negoziazioni dopo le elezioni del 2017 durarono ben 6 mesi. Certo, la situazione di oggi sul piano economico e internazionale è tale da richiedere tempi più veloci. I primi a saperlo sono proprio Merz e i suoi alleati/avversari.
Governo in Germania senza bussola chiara?
Il punto è quale profilo di governo in Germania uscirà dall’accordo. Merz si è fatto interprete della voglia diffusa di svolta a destra dopo la lunga era del centrismo merkeliano. Eppure, il suo debutto da leader appare all’insegna della svolta a sinistra. I socialdemocratici hanno tutta la convenienza a corroderne l’immagine, puntando ad esprimere il cancelliere alla prossima tornata elettorale. Il rischio è che ne scaturisca una politica non coerente, una sorta di mediazione tra opposte istanze e che farà poco per il rilancio economico dopo anni di recessione. In fondo, questa fu la linea Merkel. Prendere tempo, mediare e non scontentare mai nessuno, a costo di non fare nulla. Peccato che la Germania di oggi non possa permettersi di stare ferma. Merz può fallire ancora prima di diventare cancelliere.
giuseppe.timpone@investireoggi.it