Il Fondo Monetario Internazionale ha abbassato le stime di crescita mondiale per quest’anno, tra l’altro tagliandole allo 0,7% per l’Italia nel 2023 e 2024. Ma ad uscirne ancora peggio è la Germania, già attesa dall’istituto in recessione dello 0,3% quest’anno, mentre le nuove previsioni parlano di un -0,5%. Non è un periodo facile per il cancelliere Olaf Scholz. Subito dopo la formazione del suo governo a fine 2021, è scoppiata la guerra tra Russia e Ucraina. La coalizione “semaforo” che lo appoggia, così chiamata per i nomi dei tre partiti che lo compongono (Socialdemocratici, Verdi e Liberali), non è mai stata popolare sin dall’inizio di questa inedita avventura per la politica federale tedesca.
Ma prima di arrivare alla scadenza del mandato nel settembre 2025, i tedeschi stanno già inviando segnali piuttosto chiari circa la loro insoddisfazione per l’operato del governo. Domenica scorsa, si sono rinnovato i parlamenti regionali di Assia e Baviera, due stati della ex Germania Ovest. In entrambi, c’è stato il tonfo dell’SPD (partito di Scholz), dei liberali dell’FDP del ministro delle Finanze, Christian Lindner, e dei Verdi.
Destra euroscettica avanza anche nell’Ovest
Ma è soprattutto quanto accaduto tra le file delle attuali opposizioni al Bundestag ad avere destato scalpore. In Assia, l’Unione Cristiano-Democratica (CDU) registra un boom del 7,6%, mentre il suo partito gemello della CSU in Baviera perde lo 0,2% e rimane saldamente primo. E c’è l’exploit di Alternativa per la Germania (AfD), il partito della destra euro-scettica, che tutti gli avversari politici definiscono di matrice neonazista: 18,4% in Assia, 14,6% in Baviera, rispettivamente +5,3% e +4,4%.
L’FDP esce dal parlamento bavarese, essendo sceso sotto la soglia di sbarramento del 5%. In Assia vi rimane per un soffio: 5,2%.
Coalizione semaforo verso resa dei conti
Anche in vista delle prossime elezioni europee, che rischiano di decretare la fine del governo Scholz con oltre un anno di anticipo, i tre partiti della maggioranza punteranno a rinsaldare il rapporto con le rispettive basi tornando alle proprie identità. Ciò può portare ad una paralisi politica in Germania, che d’altronde va avanti da molti mesi e che riguarda un po’ tutti i temi del dibattito pubblico. Il voto di domenica spaventa destra e sinistra perché l’AfD viene ad oggi considerato un partito forte nell’ex Germania Est, ma non nell’Ovest. Invece, è emerso che prende terreno ovunque e nei sondaggi viaggia fino al 23%, dietro solo alla CDU-CSU.
Una Germania così in crisi sarà un problema per l’Europa, a cui mancherà la bussola per orientarsi nel mare in tempesta. L’SPD riesumerà la sua identità di partito dei lavoratori e vorrà meno austerità fiscale. L’FDP farà esattamente l’opposto e pretenderà maggiore rigore per i conti pubblici sia tedeschi che degli altri stati dell’Eurozona. E i Verdi cercheranno di resistere alle accuse di essere il partito dei divieti, proteggendo quelli già adottati a Berlino ed esportandoli a Bruxelles; operazione quest’ultima quasi del tutto riuscita con lo stop alle auto con motore a combustione dal 2035.
Scholz paralizza intera Unione Europea
Il nuovo Patto di stabilità non debutterà sotto i migliori auspici, anzi potrebbe non debuttare in tempo per evitare che da gennaio torni in vigore quello pre-Covid. In fondo, le vecchie regole sarebbero il minimo comune denominatore per mettere d’accordo tutti, sia in maggioranza che tra le opposizioni tradizionali. La difesa dello status quo è l’unica carta apparentemente sempre vincente in Germania e il cancelliere Scholz non ha né il carattere, né la forza politica per potersi permettere di più.