Sarà Friedrich Merz il prossimo cancelliere tedesco e succederà a un Olaf Scholz che difficilmente verrà rimpianto da qualcuno. I risultati delle elezioni federali in Germania hanno confermato i sondaggi della vigilia e stanno avendo le prime ripercussioni curiose sui mercati finanziari, tra l’altro con la risalita dello “spread” ai massimi dal 2007.
Spread Germania e tassi “swaps”
Quando parliamo di spread, quasi sempre in Italia facciamo riferimento alla distanza tra i rendimenti italiani e i tedeschi per la scadenza a 10 anni. I secondi fungono da “benchmark”, cioè da riferimento per l’intera Eurozona. Infatti, i Bund hanno valutazioni altissime: rating tripla A per tutte le principali agenzie internazionali.
Risentono della solida posizione fiscale tedesca, grazie al rapporto tra debito pubblico e Pil poco sopra del 60% e la tendenza consolidata dei governi di ogni colore politico a Berlino di chiudere i bilanci in pareggio, se non in attivo.
Ma anche la Germania ha il suo spread. Il confronto avviene non con altri titoli di stato, rendendo i Bund meno di tutti nell’Eurozona. Esso si ha con i tassi “swaps” lungo la curva delle scadenze. Si tratta dei cosiddetti Interest Rate Swaps (IRS), che altro non sono che i tassi di interesse a medio e lungo termine fissati in media dalle banche nell’unione monetaria per erogare finanziamenti. Fungono da parametri per la fissazione dei tassi sui mutui ipotecari.
Dopo le elezioni è accaduto che lo spread tra i titoli di stato emessi dalla Germania e questi tassi swaps si è allargato ai massimi dal 2007. Ieri, ad esempio, il Bund a 10 anni offriva il 2,49% contro il 2,40%.
Venerdì scorso, alla vigilia del voto, la distanza risultava più che dimezzata: 2,46% contro 2,42%. Come potete notare dalle cifre in gioco, non sta accadendo alcunché di clamoroso. E, soprattutto, ci teniamo a precisare che non vi è in corso alcuna sfiducia del mercato verso la sostenibilità del solidissimo debito teutonico. I CDS a 5 anni restano stabili ad appena 12 punti base, segnalando un rischio di credito percepito prossimo allo zero.
Attesi maggiori investimenti in deficit
L’aumento dello spread tra i Bund della Germania e i tassi swaps è frutto di una valutazione del mercato di altra natura. Merz ha promesso in campagna elettorale e ribadito all’indomani delle elezioni che aumenterà gli investimenti pubblici. Sarà un modo per cercare di risollevare l’economia tedesca, in recessione da due anni. In ballo vi sono 200 miliardi di euro di maggiore spesa pubblica, destinati perlopiù al riarmo e al potenziamento delle infrastrutture nazionali.
Cosa succede se il suo governo riuscirà davvero ad aumentare gli investimenti in deficit? L’offerta di Bund sul mercato salirà e ciò porterà automaticamente a un aumento dei rendimenti tedeschi, a parità di domanda. Gli investitori si stanno semplicemente portando un po’ avanti con il lavoro. Ad ogni modo, dobbiamo considerare che non si parla di cifre insostenibili per il bilancio di Berlino: 200 miliardi in più anni valgono meno del 5% del Pil.
Non è neanche detto che la futura maggioranza sarà in grado di sospendere nuovamente la regola costituzionale sul “freno al debito”, essendo richiesta una votazione favorevole dei due terzi del Bundestag.
Spread tra Eurobond e Germania in calo?
Se questo trend si consolidasse, assisteremmo nelle prossime settimane al restringimento dello spread tra gli Eurobond e i Bund della Germania. I primi sono emessi dalla Commissione europea e offrono un premio lungo la curva. Al momento, per la scadenza a 10 anni questo è nell’ordine dello 0,40%. Significa che per il mercato i titoli comunitari sono un po’ più rischiosi di quelli tedeschi. Va detto che gioca a loro sfavore anche la minore liquidità degli scambi, trattandosi di un mercato relativamente nuovo e di scarse dimensioni.
Paradossalmente, se l’Unione Europea trovasse un accordo per emettere ulteriori Eurobond, stavolta destinati alla difesa degli stati membri, potrebbe accadere che i loro spread con la Germania si restringano. La maggiore liquidità attirerebbe nuovi capitali da parte degli investitori istituzionali europei, desiderosi da anni di avere in portafoglio maggiori quantità di “safe asset“ in euro. Dunque, l’elezione di Merz può generare una reazione a catena sui mercati con effetti apparentemente curiosi. Da notare in positivo la lieve discesa dello spread BTp-Bund, segno che il mercato non prezzi conseguenze negative per l’economia italiana dai risultati elettorali tedeschi.
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