Germania, vittoria debole per Merkel: partiti tradizionali bocciati, rivolta dei tedeschi in cabina

I tedeschi bocciano le larghe intese in Germania e i due partiti tradizionali crollano, mentre è exploit per gli euro-scettici di destra. I numeri in Parlamento per la cancelliera Angela Merkel diventano difficili.
7 anni fa
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Le conseguenze del voto tedesco in Europa

Il quotidiano economico Handelsblatt, giocando con le lettere, ha definito la vittoria degli euro-scettici dell’AfD (Alternativa per la Germania) una “Aufstand” (“rivolta”) per la Germania in cabina elettorale. Già, ma contro cosa? A sentire gli analisti in patria e all’estero, non sembra difficile capirlo. Qui, non c’è certo aria di insoddisfazione per lo stato di salute dell’economia, che versa nelle migliori condizioni dalla caduta del Muro. La Merkel è stata punita essenzialmente per due ragioni: la sua politica dell’accoglienza illimitata del 2015-2016, quando mezzo milione di profughi fu fatto entrare in Germania in poche settimane, nonché per la scarsa riconoscibilità del suo centro-destra, che governando piuttosto stabilmente ormai con il principale partito di centro-sinistra, è finito per imitarlo.

Si vedano l’introduzione del salario minimo e delle nozze gay.

Se questo è vero, dal voto ne esce rafforzata l’ala destra dei conservatori, specie i conservatori bavaresi della CSU, che da sempre esprimono posizioni critiche verso lo spostamento a sinistra dell’asse programmatico della coalizione. Si tratta di una pessima notizia per il presidente francese Emmanuel Macron, che da queste elezioni si aspettava una sorta di benedizione per le sue proposte di riforma della UE, tra cui il ministro delle Finanze unico e un bilancio comune nell’Eurozona. Se non sono già morte, possiamo considerarle moribonde, perché gli stessi liberali, con cui i conservatori saranno costretti a governare, si dicono contrarissimi alla sola ipotesi. E difficilmente cederanno sui punti-chiave del loro programma, volendo evitare il rischio di uscire nuovamente fuori dal Bundestag, ora che ci è entrata per la prima volta dal Secondo Dopoguerra una formazione di destra, che strumentalmente gli altri schieramenti definiscono “nazista”, ma i cui proclami non sono così differenti di quelli dell’FDP, se non nei toni euro-scettici.

E il voto tedesco ha inevitabili conseguenze anche sul resto d’Europa.

In primis, perché da oggi la sua leadership, gestita sapientemente dalla Merkel sin dallo scoppio della crisi finanziaria, appare indebolita e il futuro politico stesso in Germania abbastanza incerto. Davvero la cancelliera riuscirà a portare a termine il mandato quadriennale o getterà la spugna prima, magari tra un paio di anni? Secondariamente, la “rivolta” in cabina di cui parlano i giornali tedeschi boccia la lunga fase di larghe intese destra-sinistra, che avrebbe finito per svuotare i due principali schieramenti di valori e identità, regalando milioni di voti ai partiti “anti-establishment”. Con una battuta, diremmo che le probabilità di un governo PD-Forza Italia dall’anno prossimo si sono notevolmente ridotte, perché da ieri sera da Berlino soffia un vento molto diverso, la cui direzione appare abbastanza difficile da scrutare. L’unica apparente certezza è la fine della politica tedesca di appeasement verso gli alleati europei. Dai conti pubblici alla Grecia, dalla BCE all’immigrazione, la posizione della Merkel non sarà più così accomodante come negli ultimi anni. E dire che mezza Europa la considerava già dura. (Leggi anche: Patto Merkel-Macro sull’euro? Draghi ci spera, mezza Germania no)

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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