Esito a sorpresa per la riunione del board alla Banca del Giappone sui tassi di interesse. Nonostante i tre quarti degli analisti interpellati nelle settimane passate propendessero per una mancata variazione del costo del denaro, l’istituto ha deciso di alzarlo per la seconda volta allo 0,25%. Non erano mai stati così alti sin dal 2008. A marzo, aveva ufficialmente posto fine alla lunga era dei tassi negativi, portandoli fino allo 0,10%. E nel comunicato finale, ha avvertito che continueranno a salire anche prossimamente. In effetti, le previsioni sono adesso per un’inflazione nipponica “intorno al 2%” fino al 2026, sostenuta da “ampi aumenti salariali”, i quali creeranno pressioni al rialzo sui prezzi al consumo.
Dimezzati acquisti di bond per sostenere yen
Le stesse importazioni sono diventate più care, tra l’altro a causa dell’indebolimento del cambio. L’aumento dei tassi in Giappone mira essenzialmente a sostenere lo yen, che già dai minimi di tre settimane fa guadagna circa il 6% contro il dollaro. A tale fine, l’istituto guidato dal governatore Kazuo Ueda ha anche annunciato il dimezzamento degli acquisti mensili di bond. Passeranno da 6.000 a 3.000 miliardi di yen, circa 18,15 miliardi di euro.
Verso taglio dei tassi Fed a settembre
La notizia è arrivata a poche ore dalla conclusione del board estivo della Federal Reserve, che dovrebbe lasciare invariati i tassi negli Stati Uniti. Tuttavia, il mercato sconta un primo taglio per settembre. La Banca Centrale Europea li ha tagliati già a giugno e dovrebbe farlo una seconda volta a settembre. Ancora una volta, dunque, sui tassi il Giappone va controcorrente. E se negli ultimi anni ciò ha impattato molto negativamente sullo yen, che ha perso contro il dollaro fino a più del 30% dall’estate del 2021, Tokyo spera in una direzione opposta per i prossimi mesi.
Resta il fatto che i tassi reali in Giappone siano ancora estremamente negativi, al contrario di quanto avviene presso le altre grandi economie mondiali. Con un’inflazione di giugno al 2,8%, di fatto il costo del denaro è salito solamente al -2,55%. I capitali si dirigono laddove possano ottenere rendimenti più alti. Ciò spiega i deflussi degli ultimi tempi. Tra l’altro, la Banca del Giappone ha anche più volte alzato il rendimento massimo tollerato per i bond sovrani a 10 anni, adesso portato all’1%. Ha chiuso dopo il board in calo all’1,025%.
Tassi Giappone bassi, ma occhio a effetto cambio
L’aumento dei tassi in Giappone comporta una maggiore pressione sui bond di Europa e Stati Uniti. Se gli investitori nipponici troveranno un po’ più conveniente portare i capitali in patria, la domanda sui principali mercati si ridurrà. E’ vero che i rendimenti a Tokyo restano bassissimi e negativi in termini reali, ma l’effetto cambio può favorire gli acquisti di bond. Se si prevede un discreto rafforzamento dello yen nei prossimi mesi, ecco che i rendimenti effettivi offerti risulteranno più alti di quanto non lascino trasparire i livelli nominali. E’ la solita storia del battito d’ali di una farfalla, che può provocare un uragano dall’altra parte del mondo.
Più modestamente, forse, in questo caso si tratta di una possibile burrasca, ma che non va sottovalutata.