Inflazione Giappone, l’impegno di Kuroda
Nell’Eurozona sarebbe possibile un esperimento del genere? In teoria, no. Lo statuto della BCE vieta a Mario Draghi di perseguire un certo livello di rendimenti per i titoli di stato, cosa che assumerebbe la natura di una monetizzazione mascherata dei debiti sovrani dell’area. Lo stesso dicasi per i tassi di cambio. Dunque, Francoforte non dovrebbe poter copiare la mossa del collega asiatico.
Un’altra potrebbe essere, invece, la misura che i funzionari della BCE metterebbero nero su bianco, come ha fatto ieri la BoJ: l’“inflation overshooting commitment”.
Questo, perché altrimenti famiglie e imprese potrebbero aspettarsi un ritiro degli stimoli e un rialzo dei tassi non appena la crescita annua dei prezzi si avvicinasse al 2%, ma con la conseguenza di riportare l’economia verso un’inflazione più bassa e tendenzialmente deflativa. Ecco, sul punto si è espressa anche la BCE favorevolmente, ma in maniera piuttosto vaga e informale, anche perché nell’Eurozona un’inflazione media superiore al 2% potrebbe essere il risultato di una crescita dei prezzi anche sopra il 3% in economie solide come la Germania e una intorno all’1% nel Sud Europa. Si rischia così di compromettere la stabilità dei prezzi in parte dell’unione monetaria.