Era solamente il 16 maggio scorso quando il Tesoro di Sua Maestà a Londra emetteva il nuovo titolo di stato a 40 anni: Gilt con scadenza 22 ottobre 2063 (ISIN:GB00BMF9LF76). Incassava per l’occasione 5,5 miliardi di sterline, qualcosa come 6,32 miliardi di euro al tasso di cambio odierno. Questo bond ultra-lungo aveva fatto parlare di sé nei giorni precedenti al collocamento, dopo l’annuncio. Infatti, la cedola offerta è risultata la più alta dal 2009: 4%. Del resto è quanto impongono allo stato attuale le condizioni di mercato, non solo al Regno Unito.
Rendimento in netta risalita
Il Gilt 2063 fu emesso ad un prezzo di 97,661 e un rendimento alla scadenza del 4,1194%. Nella seduta di ieri, la quotazione al London Stock Exchange sprofondava sotto 92 centesimi. Il rendimento esplodeva così sopra il 4,55%. Una quarantina di punti base in più in appena una settimana, qualcosa come oltre il 16% lordo in più per tutta la durata dell’investimento. Fa specie che ciò sia avvenuto nell’arco di pochissime sedute.
A queste condizioni il Gilt 2063 si rivela molto appetibile. Praticamente, offre un rendimento in linea con i livelli italiani. Il BTp 2067, ad esempio, ieri rendeva il 4,66%. Ma c’è una differenza rilevante tra i due bond: i titoli britannici hanno rating AA/AA-/Aa3, quelli italiani BBB/BBB/Baa3. Il rischio default in teoria sarebbe molto più alto per Roma, anziché a Londra. Ma questa apparente anomalia dipende dal fatto che sono denominati in due valute differenti. Il mercato starebbe scontando un rischio di cambio per la sterlina. Ciò spiegherebbe lo spread di 185 punti base con il Bund decennale.
Gilt 2063 con alta cedola e rischio di cambio
Ed è proprio al cambio che dovremmo guardare prima di ipotizzare un investimento nel Gilt 2063.
Se vogliamo, il Gilt 2063 può essere inserito in portafoglio per finalità speculative. Data la sua elevata duration, tenderebbe a risalire in fretta di prezzo quando i tassi di mercato scenderanno. E ciò consentirebbe all’obbligazionista di rivenderlo con profitto. Ma resterebbe l’incognita del cambio. Se l’euro si rafforzasse contro la sterlina, i guadagni ne risulterebbero limitati o potrebbero benissimo tramutarsi in perdite.