Se gli italiani stringono la cinghia sui consumi, che continuano a recuperare a ritmi abbastanza lenti rispetto al crollo subito in piena crisi, non fanno certo la stessa cosa con il gioco d’azzardo, che nel 2016 ha visto salire la spesa complessiva del 7% a 95 miliardi di euro. Calcolando che la popolazione nazionale si aggira sui 60 milioni di persone, inclusi i bambini, scopriamo che nell’anno appena trascorso abbiamo speso la media di 1.500 euro a testa, pressappoco un intero stipendio solamente per scommettere sulla fortuna al gioco.
Cifre da capogiro, che diventano ancora più strabilianti, se si considera che nell’arco degli ultimi 8 anni, ovvero in piena crisi economica, il business del gioco d’azzardo è raddoppiato dai 47,5 miliardi del 2008. In pratica, più le famiglie hanno subito le ristrettezze della crisi, maggiore è stata la loro propensione a puntare sui gratta e vinci, le slot machine, il Lotto, il Supenalotto, il poker, casinò, etc., nel tentativo di imprimere una svolta alla propria esistenza.
Metà della crescita del pil sostenuta dal gioco d’azzardo
Dicevamo, numeri in crescita per il settore, tanto che nel solo 2016 abbiamo speso 7 miliardi in più dell’anno precedente, lo 0,4% del pil, la metà della crescita economica attesa. Nel complesso, di punti di pil ne abbiamo spesi quasi sei, ovvero oltre quanto lo stato investe nell’istruzione.
Ma se a contribuire alla crescita del gioco d’azzardo ci sono i nuovi games online, non da meno è stato l’anno scorso il Superenalotto, che a dispetto di chi lo inquadra nel passato, ha esitato un boom del 52% a 1,6 miliardi. Il balzo sarebbe legato alla rincorsa del 6, uscito il 27 ottobre scorso con la vincita record di 163 milioni, realizzata a Vibo Valentia.