E’ in lavorazione la manovra di bilancio per il 2025, che sarà intorno ai 25 miliardi di euro. Dieci miliardi serviranno solamente per rendere definitivo il taglio del cuneo fiscale. Per fortuna sono arrivate buone notizie sul fronte delle entrate fiscali: +23,341 miliardi (+6,5%) nei primi otto mesi dell’anno ad oltre 380 miliardi. Ma il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, avverte gli alleati che non ci sarà trippa per gatti. Altro che “tesoretto”, ha spiegato. Ci saranno da fare “sacrifici” e poiché i ministri non indicano i tagli alla spesa nei rispettivi dicasteri, sarà compito suo provvedervi.
Giorgetti poliziotto cattivo del governo
Giorgetti si sta distinguendo in queste settimane per essere il volto “cattivo” del governo Meloni. Ha rotto gli indugi e dopo avere anticipato che l’obiettivo di crescita dell’1% per il Pil quest’anno non potrà essere centrato dopo l’ultima revisione al rialzo dell’Istat per gli anni passati, ha altresì prospettato un aumento delle rendite catastali per le case ristrutturate con il Superbonus. Misura che arriva dopo l’annuncio che le accise sul diesel saranno allineate a quelle sulla benzina. Tuttavia, ciò non riguarderà gli autotrasportatori e al contempo ci sarebbe una discesa delle accise sulla benzina. Ieri sera, la premier Giorgia Meloni è intervenuta sui social per smentire che il suo governo aumenterà le tasse. “Lo faceva la sinistra”, ha dichiarato.
Fatto sta che Giorgetti non sembra più quel ministro dall’aria bonaria a cui ci aveva abituati in questi anni, sia sotto il governo Draghi che dall’ottobre del 2022 con la nascita del nuovo esecutivo. Incurante dei giudizi nella maggioranza, sta tirando dritto per la sua strada. Ha escluso tagli alla sanità, mentre per tutte le altre voci i tagli alla spesa ci saranno.
Spread stabile, mercati fiduciosi
La voce grossa di Giorgetti sta servendo per tenere lo spread basso. Non si schioda dai 130 punti a cui si aggira da diverse settimane, ma in attesa che venga presentata ufficialmente la legge di Bilancio, questo appare già un segnale positivo. Il divario con la Francia è crollato tra 50 e 55 punti, ai minimi da quattordici anni e mezzo. Le agenzie di rating potrebbero premiarci nei prossimi mesi, magari in primavera, alzando prima l’outlook sui nostri titoli di stato e successivamente il rating. Sarebbe un grande successo per il governo e farebbe risparmiare altri denari ai contribuenti, contribuendo ad abbattere la spesa per interessi.
Ora serve passare ai fatti. Giorgetti deve tradurre in leggi quei tagli alla spesa necessari per risanare i conti pubblici. Non si tratta di fare macelleria sociale. I soli sprechi della Pubblica Amministrazione sono stimati dalla Cgia di Mestre in 180 miliardi all’anno, il doppio dell’evasione fiscale. Ci sono ovunque, persino nella sanità che il governo promette di non toccare. Denari dei contribuenti buttati al vento e che alimentano la pletora di dipendenti pubblici con annessa mangiatoia di stipendi fini a sé stessi.
Tagli spesa necessari
La spesa primaria netta (spesa pubblica meno interessi sul debito, programmi europei e interventi anticiclici) per il Patto di stabilità non potrà crescere di oltre l’1,5% all’anno nei paesi con un debito superiore al 90% del Pil. La nostra stessa Costituzione all’art.
Sono 30anni che sentiamo e leggiamo di tagli alla Pubblica Amministrazione che poi è come dire di tagliare il cielo con un temperino. Solo chiacchiere. La verità è che questo governo non sa dove andare a sbattere la testa.