Giovani e lavoro: perché l’Italia è il paese delle disuguaglianze, l’identikit della generazione perduta

Giovani, lavoro e incertezze: la fotografia dell'Italia secondo l’indagine condotta dall’Istituto Demopolis per Oxfam Italia.
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6 anni fa
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Che l’Italia non è un paese per giovani sembra noto a tutti. Una tesi che sembra trovare conferma grazie all’indagine condotta dall’Istituto Demopolis per Oxfam Italia, nell’ambito del progetto “People Have The Power, attivarsi contro la disuguaglianza”, che ha preso come riferimento italiani tra i 18 e i 34 anni. Sembra lontano quel benessere raggiunto dai genitori, la generazione dei baby boomers, la realtà di oggi è molto diversa; la maggior parte degli intervistati, infatti, pensa che chi ha iniziato a lavorare non riuscirà mai a raggiungere il traguardo ottenuto dai genitori.

Il confronto con le generazioni precedenti sembra impietoso.

Disuguaglianze e differenze geografiche

Il report mette in luce come l’Italia sia ancora oggi un paese con troppe disuguaglianze, soprattutto geografiche e sociali. Le differenze da regione a regione, il gap di genere e l’accesso al mondo del lavoro sempre più complicato e con tutele sempre minori rende coscienti ben l’80% dei giovani del potere della disuguaglianza generazionale. In particolare, almeno per il 75%, c’è il timore per il futuro a causa della precarietà occupazionale, la retribuzione bassa e inadeguata ma anche la difficoltà ad accedere al mercato del lavoro e la conseguente paura per la pensione che sembra sempre più lontana. Per molti giovani, almeno il 40%, si tratta di non possedere informazioni valide sul mondo del lavoro, competenze e  indicazioni, a contare anche la distribuzione del reddito e la mancanza di un salario minimo orario e maggiori tutele contrattuali.

Sempre più famiglie a rischio povertà

Il tema della distribuzione dei redditi è più che mai attuale se si pensa che il numero di famiglie a rischio povertà sono in aumento, soprattutto tra gli under 35 e gli under 45, quella generazione che si trova spiazzata e piena di incertezze future, una tesi che si fa ancora più vera se si pensa alla differenza in tema pensioni tra quelle di un padre di oggi e quelle che potenzialmente percepirà il figlio un domani.

E ancora i Neet, giovani tra i 18 e i 24 anni che non studiano e non lavorano, un’emergenza tutta italiana, insieme a quei giovani che lavorano ma a condizioni decisamente impietose e senza tutele, che possono solo vivere nel presente con un futuro troppo incerto.

“Siamo di fronte a un’intera generazione costretta a vivere al presente, su posizioni di difesa o di adattamento. L’azione istituzionale deve fare in modo che nel “conflitto distributivo” essere giovani cessi di essere una discriminante a sé” ha precisato Elisa Bacciotti, direttrice del dipartimento Campagne di Oxfam Italia.

Il pessimismo di questa generazione, che vive di contratti a chiamata, a tempo, sfruttati molto spesso, incapaci di metter su famiglia a causa della precarietà economica, determina alcune domande rivolte al Governo. Perchè non si fa qualcosa per ridurre le disuguaglianze? Perchè non si migliora la scuola, l’accesso al lavoro?

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