Gli acquisti in contanti allontanano il rischio redditometro? Vediamo per quali beni è possibile

Attenzione: anche gli acquisti in contanti possono essere oggetto di accertamenti fiscali, vediamo quando si corre il rischio.
7 anni fa
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Il Fisco, tramite le entrate e le uscite, tiene sotto controllo il tenore di vita dei contribuenti e quando diventa troppo alto rispetto ai redditi percepiti scattano gli accertamenti fiscali.

Il mezzo attraverso il quale il Fisco traccia il reddito degli italiani è il redditometro: le spese devono essere coerenti con la dichiarazione dei redditi e acquisti di un’auto di lusso, una casa nuova, gioielli, viaggi e vacanze possono insospettire il cervellone del Fisco.

Molti credono, a torto, che acquistando in contanti si possa evitare il rischio di accertamenti fiscali, ma non sempre è così poiché pur non essendo tracciabili i contanti anche gli acquisti più innocui in contanti possono essere guardati dall’occhio vigile dell’Agenzia delle Entrate.

Quali sono le spese in contanti, quindi, che non scatenano i sospetti del Fisco? Ricordiamo che per gli acquisti i pagamenti in contanti non possono superare la soglia limite imposta nel 2016, di 3mila euro. Tali limiti non vanno rispettati solo se si preleva da un conto corrente per versare in un altro: i soldi, in questo caso restano sempre tracciabili.

Acquisti in contanti: quali non creano problemi con il Fisco?

Per sapere quali sono i beni il cui acquisto rientra nel redditometro bisogna consultare il decreto ministeriale del 16 settembre 2015: i beni indicati nel decreto, infatti, rientrano nel redditometro se le spese sostenute superano complessivamente del 20% il reddito dichiarato.

I principali beni che rientrano nel redditometro, sono quelli relativi a:

  • alimenti e bevande
  • abbigliamento e scarpe
  • mutuo
  • canoni di affitto
  • canoni di leasing immobiliare
  • acqua e condominio
  • spese di manutenzione della casa
  • compensi erogati ad agenzie immobiliari
  • spese per consumo di energia elettrica, gas e acqua
  • elettrodomestici ed arredi
  • spese per biancheria, detersivi, pentole, lavanderia e riparazioni
  • collaboratrici domestiche
  • visite mediche e medicinali
  • polizza rc auto, incendio e furto
  • bollo auto
  • pezzi di ricambio dell’auto, olio e lubrificanti
  • canone di leasing per auto a noleggio
  • acquisto di smartphone e altri apparecchi di telefonia
  • spese del telefono
  • libri scolastici
  • tasse per asilo e per la scuola, master e scuole di specializzazione
  • soggiorni studio all’estero
  • giochi e giocattoli
  • radio e televisione
  • hi-fi
  • computer
  • libri non scolastici
  • dischi
  • lotto e lotterie
  • piante e fiori
  • abbonamento pay-tv
  • palestre e circoli sportivi
  • giochi online
  • cavalli
  • animali domestici
  • assicurazioni danni, infortuni e malattia
  • istituti di bellezza e centri benessere
  • barbiere
  • gioielleria e bigiotteria
  • alberghi e viaggi
  • borse, valigie e viaggi organizzati
  • cene e pranzi fuori casa
  • assegni periodici corrisposti all’ex coniuge

 

Anche i risparmi in banca possono essere un indicatore che si sta evadendo le imposte se risultano solo versamenti e mai prelievi o se il risparmio annuo è troppo alto rispetto al reddito.

Se è possibile, quindi, pagare beni alimentari, detersivi e anche gioielli in contanti senza rientrare, per questo, nei controlli fiscali, ricordiamo che non tutti gli acquisti in contanti ci mettono al riparo dagli accertamenti.

Vediamo nella prossima pagina quali sono gli acquisti in contanti che fanno correre il rischio di controlli fiscali.

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