Di capitali in fuga dal Sud Europa verso la Germania parliamo da tempo, ma i numeri emersi dall’ultima rilevazione del Target 2, il sistema dei pagamenti della BCE e utilizzato tra i membri dell’Eurozona, dovrebbero destare più di qualche preoccupazione, a meno di non credere alla versione ufficiale della Banca d’Italia. Al 31 marzo scorso, il passivo dell’Italia ammontava al nuovo record di quasi 420 miliardi (419,8 miliardi), in aumento di 23,7 miliardi in appena un mese e di 63,2 miliardi dall’inizio dell’anno.
Nel commentare il dato, Palazzo Koch ha evidenziato come esso rifletterebbe, in particolare, un aumento degli investimenti degli italiani nei fondi, molti dei quali avendo sede all’estero, formalmente si traducono in un espatrio di capitali. Fino a qualche mese fa, la spiegazione ufficiale era stata un’altra: rastrellando bond sul mercato, la BCE acquista BTp per l’80% tramite la Banca d’Italia da investitori per lo più stranieri, per cui il “quantitative easing” farebbe registrare solo un formale disinvestimento di assets italiani. (Leggi anche: Crisi euro, capitali in fuga verso la Germania)
Perché la spiegazione di Bankitalia è poco convincente
Quest’ultima spiegazione appare inconcludente: se è vero che il QE tenda ad amplificare formalmente i deflussi dall’Italia, perché mai allora la Germania passa mensilmente di record in record attivo? Indubbio che la cessione di BTp e altri bond italiani da parte degli investitori stranieri alla BCE rientri nel programma monetario di quest’ultima, ma viene da chiedersi perché nessuno impieghi la liquidità ottenuta da tali vendite in altri assets in Italia, optando per il Nord Europa.
Che parte degli oltre 63 miliardi di maggiore passivo nei primi tre mesi dell’anno sia ascrivibile a un aumento degli investimenti degli italiani in fondi con sede all’estero è più che plausibile, ma ipotizzare che quasi il 4% del nostro pil in 90 giorni sia defluito solamente per questo fenomeno sarebbe a dir poco ingenuo da credere, a meno che non vi sia una corsa come mai prima in Italia a impiegare i propri risparmi in strumenti finanziari più remunerativi. Considerando che la raccolta bancaria nel nostro paese non sia affatto diminuita negli ultimi mesi, salendo anzi di 23,3 miliardi nei primi due mesi dell’anno, qualcosa non quadra nell’interpretazione ufficiale dei numeri. (Leggi anche: Capitali in fuga dai bond, a pagare di più sono Italia e Spagna)