Bruciati 152 miliardi di euro di risparmio da conti correnti e depositi nel 2023. Un record storico da quando esiste la moneta unica. E’ l’effetto del caro vita conseguente all’impennata dell’inflazione in Italia che ha colpito più il Nord che il Sud. Un disastro impensabile per le classiche formichine tricolori, abituate ad accantonare un tesoretto in banca o in Posta su cui fare affidamento per i momenti critici.
L’Italia resta sempre e comunque un Paese virtuoso, ma meno, molto meno, che in passato.
Gli italiani non risparmiano più
Ma cosa ha costretto gli italiani ad attingere alle loro storiche riserve di risparmio? Sicuramente l’inflazione che ha costretto le famiglie a pagare il conto più sallato. Bollette, spese inderogabili e alimentari constituiscono la principale voce di spesa. Ma più in dettaglio il caolo delle riserve, accompagnato da un aumento della sfiducia nei consumi, è dovuto principlamente a una serie di fattori, tra cui:
- la guerra in Ucraina, che ha causato un aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime, mettendo a dura prova il potere d’acquisto delle famiglie.
- l’inflazione, che ha raggiunto il livello record del 8,1% nel 2022, erodendo il valore dei risparmi con effetto trascinamento nel 2023.
- la crescita economica, che è rallentata nel 2023, portando a una diminuzione dei redditi delle famiglie.
- La mancata crescita dei salari, fermi da 15 anni rispetto agli altri Paesi core europei.
Questi fattori hanno portato a una situazione critica in cui la metà degli italiani non riesce più a mettere da parte nulla del proprio stipendio.
Conseguenze negative per l’economia
Il calo del risparmio delle famiglie italiane ha una serie di conseguenze negative, sia per le famiglie stesse che per l’economia del Paese. Oggi, infatti, gli italiani hanno meno risorse da destinare a investimenti, consumi e risparmio previdenziale. Questo porterà inevitabilmente nel tempo a una riduzione della crescita economica e a un aumento delle diseguaglianze sociali.
Benchè il tasso di inflazione è in tendenziale diminuzione, i prezzi non accennano a scendere riflettendo i costi che le imprese e le industrie trasferiscono quotidianamente sui prodotti finali. Si tratta di una discesa virtuale – osserva Unimpresa – perchè “in realtà il costo della vitacontinua a salire, con l’unica differenza che la curva e’ meno ripida rispetto a qualche mese fa. I prezzi, insomma, non tornano indietro”. In buona sostanza, in pochi mesi, nell’arco dello scorso anno, il quadro inflattivo è cambiato come non era mai accaduto nella storia dell’euro, anche se con talune differenze e specificità all’interno dell’area euro.
Per invertire questa tendenza, è necessario che il governo adotti misure per sostenere il potere d’acquisto delle famiglie e ridurre l’inflazione. Inoltre, è importante che le famiglie stesse modifichino le proprie abitudini di consumo e di risparmio, puntando a un consumo più sostenibile e a un risparmio più consapevole.
Il tasso di risparmio precipta al 2%
In definitiva, il tasso di risparmio degli italiani è sceso per la prima volta nella storia sotto il valore medio dei Paesi Ue. Nel 2022, anno del boom dell’inflaizone, secondo i dati OCSE, iltasso di risparmio medio delle economie domestiche dell’Unione Europea era pari a circa il 6%. L’Italia è scivolata al 2% (prima della pandemia Covid-19 era al 9%) insieme alla Gran Bretagna.
Questa percentuale fornisce un quadro della quota media di reddito risparmiata dalle famiglie, contribuendo ogni anno alla crescita della loro ricchezza.