Aumentano gli occupati in Italia, ma non diminuiscono i pensionati che rappresentano una spina nel fianco per i conti dell’Inps. Secondo il Rapporto di Itinerari Previdenziali, nel 2022 il numero dei pensionati è salito di 32.666 unità portandosi a quota 16,131 milioni. Con tendenza a crescere ancora nei prossimi anni dato l’invecchiamento della popolazione italiana. Di rimpetto, il numero degli occupati è cresciuto di 545 mila unità nello stesso periodo tornando ai livelli pre-covid.
Il rapporto fra lavoratori e pensionati evidenzia un valore pari a 1,44, in miglioramento ma ancora distante dai valori pre-pandemici (1,45):
“La soglia della semi-sicurezza dell’1,5 è ancora lontana – si legge nello studio – ma, nel complesso, il sistema regge e continuerà a farlo, a patto di saper compiere – in un Paese che invecchia – scelte oculate su politiche attive per il lavoro, anticipi ed età di pensionamento“.
Aumentano gli occupati, ma le pensioni restano un problema
Nonostante le rassicurazioni di Itinerari Previdenziali, il sistema pensionistico rischia di non essere a lungo sostenibile. Nell’immediato futuro sì, ma poi? Come ha fatto notare più volte l’Inps, entro 5 anni il patrimonio dell’Istituto finirà in negativo di 29 miliardi senza adeguati accorgimenti e tagli alla spesa. Questo perché il numero dei pensionati tenderà ad aumentare e la spesa prevista salirà al 17% del Pil nei prossimi anni.
Ma perché il sistema non riuscirà a reggere il peso delle pensioni? Il problema – spiegano gli esperti dell’Ocse – non sta tanto nel rapporto numerico fra lavoratori e pensionati, bensì nei costi. I salari in Italia sono troppo bassi per sostenere il costo di pensioni pagate ancora con un sistema (quello retributivo) troppo oneroso. Detto in altri termini, pur aumentando il numero dei contributori, cioè i lavoratori, se questi versano poco nelle casse pensionistiche in virtù di stipendi troppo bassi, va da sé che i soldi non basteranno comunque per mantenere le pensioni.
Quindi, il fatto che ci siano oggi più occupati di ieri ed è un vero e proprio record di occupazione in Italia non aiuta più di tanto se gli stipendi non crescono da anni, mentre il costo delle pensioni continua a salire. Quel rapporto di 1,5 tanto strombazzato dagli economisti, quindi, lascia il tempo che trova in un contesto economico del genere.
Le pensioni crescono più degli stipendi
Altro fatto da considerare è che le pensioni crescono più velocemente degli stipendi. Ogni anno lo Stato adegua, dal 1 di gennaio, l’importo degli assegni all’inflazione. Gli stipendi, al contrario, seguono un iter più lento perché subordinati alla contrattazione collettiva e gli importi vengono aggiornati al carovita solo ogni 2-3 anni, per giunta in ritardo, cioè quando ormai sono scaduti. Tanto nella pubblica amministrazione come nel settore privato.
Questo gap si traduce in un ammanco di contributi che in un sistema pensionistico a ripartizione come il nostro è importante. Onde evitare di contrarre ulteriori debiti cosa che immancabilmente continuiamo a fare. Ma di questo nessuno ne parla, eppure costituisce un problema di non poco conto quando si devono tirare le somme di entrate e uscite all’Inps.
La spesa assistenziale
C’è poi la spesa assistenziale che pesa sempre di più in Italia. Negli ultimi dieci anni i costi dell’assistenza sono cresciuti del 126% e quelli previdenziali del 17%. Più nello specifico – secondo il report di Itinerari Previdenziali – lo Stato deve intervenire per pagare o integrare per tante prestazioni pensionistiche come invalidità civile, accompagnamento, assegni sociali, pensioni di guerra. In tutto si tratta di 6,75 milioni di trattamenti per un costo di 21,48 miliardi di euro. Di questi, circa la metà sono totalmente assistiti dallo Stato, mentre l’altra metà solo parzialmente.
Tenuto conto di questi numeri è evidente che il sistema welfare, di cui le pensioni rappresentano la quota preponderante, non sarà sostenibile ancora per molto.
Riassumendo…
- Aumentano gli occupati rispetto ai pensionati, ma il sistema resta comunque in equilibrio precario.
- I salari aumentano meno delle pensioni e ciò si ripercuote sulla spesa Inps.
- Il costo dell’assistenza è aumentato del 126% negli ultimi dieci anni.