Godersi la pensione all’estero conviene veramente?

Sono più di 326 mila i pensionati italiani trasferitisi all’estero per fuggire al fisco italiano. Ma è davvero tutto oro quello che luccica?
2 anni fa
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Godersi la pensione all’estero e pagare poco o nulla di tasse conviene veramente? Sono molti gli italiani che, una volta raggiunto il tanto agognato traguardo gettano un occhio fuori dai confini nazionali per trovare soluzioni fiscalmente più convenienti. Non sapendo, però, bene a cosa vanno esattamente incontro.

Oggi più che mai, visto che l’inflazione è tornata a mordere e non tutte le pensioni sono state rivalutate appieno con la Legge di bilancio 2023. Colpite sono soprattutto le rendite medio-alte, cioè di quei soggetti che più hanno interesse a migrare per pagare meno tasse.

Per gli importi bassi, infatti, non c’è convenienza da questo punto di vista.

Pensione all’estero, conviene veramente?

Conti alla mano, a quali pensionati conviene abbandonare l’Italia e trasferirsi a vivere in Paese a fiscalità privilegiata? Senza andare tanto lontano, in Europa ne troviamo diversi, come il Portogallo, l’Albania, la Spagna o la Grecia. Non tanto distante c’è anche la Tunisia che offre ottime opportunità. In questi Paesi le tasse sulle pensioni vanno mediamente dal 5 al 10%, basta prendervi residenza.

A titolo di esempio un pensionato che percepisce una rendita media di 35 mila euro all’anno paga in Italia tasse per circa 10 mila euro. Il 28% del totale lordo. In Portogallo pagherebbe circa 3.500 euro, con un risparmio di 6.500 euro. In Tunisia ancora meno.

Cifre che lette così non fanno sorgere dubbi sulla decisione di lasciare il Bel Paese per altri lidi dove anche il costo della vita è più basso e la vita forse più spensierata. Del resto se l’Inps paga annualmente 326 mila pensioni all’estero, il 2,4% del totale, un valido motivo c’è. Ma è davvero tutto oro quello che luccica?

Le ragioni di una scelta

Assolutamente no. In primo luogo perché quello che si risparmia da una parte col fisco, poi lo si va a perdere dall’altra per trovare una nuova sistemazione all’estero.

Bisogna infatti mettere in conto costi che in Italia un pensionato non sosterrebbe: pratiche burocratiche, biglietti aerei, costi di trasferimento, assicurazioni sanitarie, ecc. Senza contare che è necessario acquistare casa o prendere un appartamento in affitto.

Ci sono poi altri fattori su cui bisogna riflettere attentamente. La lingua, usi e costumi differenti, la cucina, il clima, la lontananza dai propri affetti familiari. Cose che, raggiunta la veneranda età della pensione, sono spesso difficili da sopportare se si è abituati in Italia. E le difficoltà di adattamento non sono spesso raccontate.

Adattarsi, quindi, a una nuova realtà, benché più vantaggiosa fiscalmente per i pensionati, implica parecchie rinunce e un salto nel buio che in molti casi genera stress e fatica di adattamento. Col risultato (ma questo non viene raccontato) che tanti pensionati, dopo una breve esperienza all’estero, tornano alla madre patria.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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