Golden power, Giorgetti minaccia lo stop a Unicredit su Banco BPM: ecco la possibile soluzione

Il governo Meloni, tramite il ministro Giancarlo Giorgetti, minaccia la golden power per l'operazione di Unicredit su Banco BPM.
2 ore fa
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Giorgetti minaccia golden power su Unicredit-Banco BPM
Giorgetti minaccia golden power su Unicredit-Banco BPM © Licenza Creative Commons

L’annuncio a sorpresa di Unicredit sull’offerta pubblica di scambio con le azioni Banco BPM ha destato scalpore nella giornata di ieri. Andrea Orcel era già impegnato sul difficile fronte tedesco, dove sta cercando di scalare Commerzbank, malgrado l’opposizione dell’establishment in Germania. Nessuno si aspettava che ne avrebbe aperto un altro in casa. Tant’è che il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha citato una celebre frase di Claus von Clausewitz: “il modo più certo di perdere le guerre è combattere su due fronti”.

Parole nette e rese ancora più pesanti dalla minaccia dell’uso della “golden power”. Giorgetti ha aggiunto che Orcel aveva avvisato il governo, ma senza concordare nulla, ha spiegato.

Golden power, minaccia del governo

Al di là del giudizio che si possa avere sull’operazione appena avviata, c’è di certo che Orcel non abbia rispettato granché i modi. Non lo fece neanche tre anni fa, quando si alzò di scatto dal tavolo delle trattative con il governo Draghi su Monte Paschi di Siena. Le etichette nel mondo degli affari contano come a Buckingham Palace. Del resto, anche il governo tedesco ha lamentato i modi “predatori” nell’entrare nel capitale di Commerzbank.

Politica in subbuglio su terzo polo bancario

Ma le forme c’entrano fino a un certo punto. Già dopo qualche ora dall’annuncio, Orcel faceva sapere di non avere “ambizioni su MPS”. E questo ha spinto l’esecutivo ad intervenire a borse chiuse. Lo ha fatto con toni sprezzanti il vicepremier Matteo Salvini, secondo cui Unicredit non sia una banca italiana e Banco BPM va difeso dalla scalata. L’istituto opera in quei territori del Nord in cui la Lega continua ad avere un peso politico rilevante. A rischio c’è la tenuta del tessuto imprenditoriale locale, che vive di finanziamenti per investire e gestire la liquidità aziendale.

In realtà, il problema è ben più ampio ed esce dagli stretti confini padani. La golden power è la reazione di un governo irritato per avere visto sgretolarsi il terzo polo bancario, così faticosamente perseguito in mesi di trattative sotterranee. Nelle scorse settimane, Banco BPM aveva rilevato il 5% di Monte Paschi dal Tesoro. Un altro 3% era stato preso da Anima, holding che controlla e che sta scalando proprio in queste settimane. Sommato all’1% che già questa deteneva, in tutto Banco BPM possiede direttamente e indirettamente il 9% di Siena. Un altro 7% lo possiedono gli imprenditori Francesco Gaetano Caltagirone e la famiglia Del Vecchio.

Piano Giorgetti tutto da rifare?

La privatizzazione di Monte Paschi si era sostanzialmente conclusa con il Tesoro, ancora all’11,72% del capitale, convinto di avere lasciato la banca in mani italiane e certe. Adesso, Unicredit rimette tutto in discussione. Orcel non è interessato alla banca toscana. La minaccia della golden power gli farà cambiare idea? Si tratta di uno strumento in mano al governo, che può bloccare operazioni che abbiano ad oggetto asset strategici nazionali. E le banche lo sono di certo.

Unicredit non può permettersi di perdere la battaglia su Banco BPM. Rischierebbe un attimo dopo di ricevere lo stesso trattamento dal nuovo governo tedesco. Del resto, se ti bloccano in patria, perché a Berlino dovrebbero benedire stranieri una scalata ostile dall’estero? Potrà esserci un punto di intesa tra le parti? Possibile. A meno che Orcel sia così ingenuo da pensare di poter picconare un piano del governo, dovrà scendere a più miti consigli. Quel 9% che Banco BPM già possiede in Monte Paschi verrebbe mantenuto. Né crescita, né cessioni. Tutto rimarrebbe così. Un “congelamento” della situazione che può portare a un via libera di Palazzo Chigi.

C’entra anche affaire Mediobanca-Generali

Il governo stesso dovrebbe rendersi conto che il terzo polo, per quanto ipotesi affascinante, sia più una suggestione.

In nessun Paese europeo esistono tre gruppi bancari di peso. Tant’è che se fate una prova, non sareste in grado di indicare più di due grandi banche per nazionalità. Ma la minaccia della golden power resta, perché il problema è più complesso. Si era speculato anche sull’affaire Mediobanca-Generali. Caltagirone e Del Vecchio detengono complessivamente il 27,57% del capitale di Piazzetta Cuccia, ma non riescono a scalarla, perché non posseggono i requisiti bancari.

Il film che ci eravamo fatti (sbagliando?) nei giorni scorsi era questo: Banco BPM rileva le quote dai due imprenditori e soci oggi in Monte Paschi. Può controllare così Mediobanca, essendo un soggetto bancario. A quel punto, si ritroverebbe in possesso anche del 13% in Generali (la quota di Mediobanca). Sempre i due imprenditori posseggono nella compagnia il 16,85%. E così, il connubio tra Banco BPM e i due soci ridisegnerebbe la mappa del potere finanziario in Italia.

Golden power spada di Damocle sulla testa di Orcel

Questo piano salterebbe con una Unicredit a capo di Banco BPM ed estranea a questi accordi, veri o presunti che siano. Anni fa, Piazza Gae Aulenti azzerò la sua quota in Mediobanca. Difficile che voglia caricarsela. Il dubbio che circola nello stesso governo sarebbe questo: Orcel agisce forse per difendere lo status quo? Ed eventualmente da solo o per conto di chi? Finché non ci saranno risposte, la golden power resta una spada di Damocle sulla sua operazione domestica. Le banche sono affare di stato, spiace ammetterlo. O si trova un’intesa politica o salta tutto.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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