Guadagna oltre il 5% quest’anno e contro l’euro resta ai massimi storici. Il franco svizzero non ne vuole sentire di scendere dal piedistallo. Il tasso di cambio è sceso a 0,94. Era a 1,20 fino al 15 gennaio del 2015, quando la Banca Nazionale Svizzera (BNS) pose fine al cambio minimo. Nel 2007, quando ancora non c’era neanche il sentore di quanto sarebbe accaduto a Lehman Brothers e un attimo dopo all’intera economia mondiale, il rapporto tra le due valute arrivò a 1,70. In pratica, con un euro ti davano 1,70 franchi, oggi appena 94 centesimi di franco.
In attesa di conoscere le decisioni del governatore Thomas Jordan e del suo board all’ultima riunione dell’anno, Goldman Sachs lancia un avvertimento al mercato: “non siate bearish“. La banca d’affari americana ritiene che il franco svizzero resterà forte ancora per un po’. Gli investitori scontano un taglio dei tassi di interesse nel giro di breve tempo dello 0,25%, ma non è per nulla detto che accadrà così in fretta.
Riserve valutarie in calo per cambio e prezzi
Secondo Goldman Sachs, il mercato starebbe sovrastimando le probabilità di un intervento della BNS per indebolire il franco svizzero. Anche alla luce dei dati positivi sull’inflazione, l’istituto potrebbe trovare conveniente mantenere la forza del cambio. Sempre la banca americana segnala come il tracollo delle riserve valutarie dalla fine del 2021 sia da collegare in buona parte all’effetto cambio e ai prezzi. Esse sfiorarono i 950 miliardi di franchi allora, mentre oggi si attestano a meno di 642 miliardi. Un tonfo di oltre 300 miliardi, quasi un terzo del totale.
E’ accaduto che la BNS avrebbe venduto gli asset denominati in valute straniere, essenzialmente dollari ed euro, per rafforzare il franco svizzero ed arginare il rischio di importare inflazione. Tuttavia, c’è da dire che gran parte di tale calo risulta dovuto all’indebolimento di tali valute – l’euro perde il 13% da fine 2021 contro la valuta elvetica – nonché dal crollo dei prezzi obbligazionari.
Forza del franco svizzero di lungo periodo
Essa riconosce che le ragioni della forza del franco svizzero stiano venendo meno. Ciononostante, non condivide le aspettative “bearish”. In effetti, se guardiamo al grafico del cambio con l’euro nel lungo periodo, notiamo un costante apprezzamento tendenziale per la valuta elvetica. Come abbiamo avuto già modo di spiegare, questa riflette i fondamentali solidi dell’economia svizzera, caratterizzata da elevatissima libertà d’impresa, efficienza della macchina pubblica, bassissima propensione all’indebitamento pubblico e stabilità dei prezzi invidiabile.
Dal canto suo, l’euro è lo specchio di venti economie con altrettante politiche fiscali, pur coordinate tra loro, a fronte di un’unica politica monetaria. Questa anomalia storica crea forti tensioni nelle fasi critiche. Tra l’altro, ancora non sappiamo se e quali saranno le nuove regole di bilancio a livello comunitario dal prossimo mese. La moneta unica si rivela, pertanto, non soltanto gravata da una struttura istituzionale incompleta, ma anche a dir poco confusa ed esposta alle vicissitudini politiche e finanziarie. Anche per questo motivo, lunga vita al franco svizzero!