Google licenzia ingegnere “sessista”, ma su Silicon Valley accesi fari giustizia USA

Discriminazioni ai danni delle donne alla Silicon Valley? L'area più "progressista" del pianeta riserva amare sorprese per il gentil sesso, ma vediamoci meglio.
7 anni fa
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Perché disparità retributive tra uomo e donna

In generale, la Silicon Valley rappresenta l’ambiente ideale per la circolazione di nuove idee, ma l’apparente spirito progressista che la caratterizza verrebbe meno per effetto di soldi facili (e tanti!), intascati spesso da persone giovani e senza esperienza, che finiscono per trasformarsi (in peggio) sul piano caratteriale.

Ovviamente, non vogliamo affatto fare di tutta l’erba un fascio. Le stesse disparità retributive tra uomini e donne, contrariamente alle conclusioni a cui è arrivato con semplicioneria il memo interno a Google, si spiegherebbero forse diversamente e non avrebbero a che fare con un atteggiamento discriminatorio della Silicon Valley, bensì con un dato di fatto assai noto nell’economia del lavoro: le cosiddette “profezie che si auto-realizzano”.

La donna non è meno capace dell’uomo di avere a che fare con la tecnologia, eppure risulterebbe che anche nel santuario dell’high tech mondiale percepirebbe una busta paga più leggera di un collega maschio, a parità di mansioni. Perché? Secondo gli economisti del lavoro, che da molti anni hanno spiegato tali incongruenze, le donne sarebbero consapevoli sin dagli studi di non potere seguire una carriera professionale ininterrottamente, perché in qualità di future madri dovrebbero uscire temporaneamente dal mercato del lavoro.

Nel settore high-tech, assentarsi anche solo per pochi mesi non è un’opzione fattibile, perché i progressi sono tanto veloci e tali, che serve una presenza costante sul posto di lavoro. Per questo, le aziende del settore nutrirebbero già pregiudizi verso le lavoratrici donne, le quali a loro volta tenderebbero a concentrarsi su studi di natura diversa, proprio in considerazione di quanto sopra esposto, ma con ciò confermando tali pregiudizi e giustificando disparità di trattamento in busta paga.

Certo, non è detto che oggigiorno le cose siano esattamente così. Proprio la tecnologia consente ormai di lavorare da casa e, pertanto, in fase di maternità resterebbe possibile lavorare, magari con un orario ridotto, ma senza la necessità di recidere del tutto il legame con la propria azienda, anche se solo per pochi mesi.

E allora, il memo di Google appare un po’ confuso nelle analisi e supponiamo che il suo autore non sia esattamente né uno psicologo, né un biologo, ma su un punto potrebbe avere colto il segno: le differenze retributive non sarebbero in sé conseguenza di discriminazioni ai danni delle donne. Non servono famigerati manager per le pari opportunità in azienda, bensì politiche pubbliche che combattano quelle cause alla base ancora oggi delle differenze sul posto di lavoro.

 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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