La crisi bancaria sotto Padoan
Era il novembre del 2015, quando d’intesa con la Banca d’Italia ha varato il tristemente famoso “Decreto salva-banche”, che ha azzerato le azioni e le obbligazioni subordinate di Banca Etruria, Banca Marche, Carife e CariChieti. Ne è seguito non solo un dramma sociale – con 10.000 piccoli investitori espropriati dei loro capitali e ancora non del tutto risarciti – ma le modalità del salvataggio, con la valutazione da parte del Tesoro delle sofferenze bancarie di questi istituti al 17,5% del loro valore nominale, ha fatto esplodere la tensione sui mercati finanziari, i quali hanno iniziato a dubitare dei valori iscritti a bilancio dei crediti deteriorati alla media del 45%.
La tempesta contro i titoli bancari italiani a inizio anno spinge il ministro a cercare di stringere dopo mesi le trattative sulla “bad bank”, salvo dimenticare che proprio il recepimento del “bail-in” da parte anche della nostra legislazione vieta dal 2016 un intervento dello stato a sostegno delle banche, se non successivamente alla compartecipazione alle perdite da parte degli investitori privati. (Leggi anche: Bail-in, Italia a rischio credibilità)
I flop di Padoan sulle banche
A fine gennaio, Padoan si presenta a Roma trionfante, avendo strappato a Bruxelles la garanzia statale (Gacs) sulle sofferenze bancarie cedute, rivelatosi un espediente inutile per frenare la fuga dei capitali dai nostri istituti. Passano un paio di mesi e lo stesso ministro è costretto a fare da regista per la nascita del Fondo Atlante, una sorta di operazione privata di sistema, anch’essa del tutto insufficiente a rassicurare i mercati, come dimostra sin da subito il fallimento totale della ricapitalizzazione della Popolare di Vicenza.
In piena estate, il ministro è costretto a chiedere all’Europa di potere garantire pubblicamente la liquidità delle banche italiane fino al 31 dicembre e per un massimo 150 miliardi. La speculazione non si ferma nemmeno stavolta e si rende necessario un rafforzamento di Atlante, mentre MPS sprofonda di minimo in minimo storico.