La Grecia ha emesso ieri il nuovo bond a 10 anni con il primo collocamento sindacato del 2025. Le banche che si sono occupate dell’operazione su mandato dell’Agenzia per la Gestione del Debito Pubblico sono state Bank of America, Deutsche Bank, Goldman Sachs, Morgan Stanley, Societe Generale e National Bank. L’annuncio era arrivato lunedì, a distanza di pochi giorni dalle emissioni di Italia, Portogallo e Belgio, che hanno approfittato dell’apertura del nuovo anno per vendere titoli del debito.
La tempistica ha a che fare anche, se non soprattutto con l’insediamento di Donald Trump di lunedì prossimo 20 gennaio. Le incertezze legate al cambio della guardia alla Casa Bianca stanno inducendo diversi emittenti a collocare nuovi titoli del debito prima dell’evento.
Rendimento in crescita
Il nuovo bond a 10 anni della Grecia ha scadenza nel 2035 e rimpiazzerà come benchmark quello emesso agli inizi dello scorso anno e con scadenza nel giugno del 2034. La buona notizia per gli investitori è che esso ha offerto un rendimento in crescita rispetto al precedente: 3,60% contro il 3,478% nelle ore precedenti del decennale sul mercato secondario. Esso è stato fissato a +102 punti base sopra il midswap, meno dei +107 attesi all’inizio dell’operazione.
Gli ordini sono stati elevati. Dopo circa un’ora dall’apertura dei libri, superavano i 33 miliardi di euro. Alla fine sono arrivati a 42,5 miliardi. L’importo assegnato è stato di 4 miliardi, ben sopra la forbice prevista di 2,5-3 miliardi. Esso servirà con ogni probabilità a ripagare anticipatamente debiti per 5,29 miliardi nell’arco dell’anno. Il governo prevede di emettere nell’intero 2025 qualcosa come 8 miliardi, di cui 6 miliardi attraverso due collocamenti sindacati e altri 2 miliardi attraverso la riapertura di bond già in circolazione sul mercato.
Spread sotto livelli italiani e francesi
Il bond a 10 anni della Grecia sul secondario prima del collocamento offriva un rendimento a premio di 88 punti base o 0,88% sul Bund decennale. Lo spread risulta sensibilmente più basso di quello italiano e a tratti leggermente sotto quello francese, sebbene abbiamo più volte fatto presente che un paragone diretto non sia possibile. Il debito ellenico risulta attualmente contratto per oltre i tre quarti nei confronti dei creditori pubblici europei, mentre per appena il restante quarto è in mano ai creditori privati. Di fatto, ci sono pochi titoli in circolazione, che ne sostengono i prezzi. Per questo la spesa per interessi dipende solo in parte dai tassi di mercato, un fatto che avvantaggia Atene in una fase come questa, caratterizzata da un costo del denaro ancora elevato.
Bond a 10 anni della Grecia ancora “junk”
Investire nel bond a 10 anni della Grecia potrebbe non essere una cattiva idea, anche se stiamo parlando di un asset teoricamente più rischioso del BTp. I rating sono BBB-/BBB-/Ba1 per S&P/Fitch/Moody’s. La terza delle tre agenzie menzionate classifica ancora il debito ellenico come “non investment grade”, cioè speculativo. E se consideriamo che il rendimento viaggia sotto i livelli italiani, sembrano non sussistere grosse motivazioni nel puntarvi, a parte la necessità di diversificare gli investimenti. Ma la Grecia sta registrando tassi di crescita del Pil superiori alla media dell’Eurozona e a breve si attende che Moody’s annunci un upgrade che farebbe tornare definitivamente il debito in area “investment grade”. Il rapporto debito/Pil, al 163,6% al giugno scorso, è atteso in forte calo nei prossimi anni.