Per lunghissimi anni è stata il dramma d’Europa, alle prese con incessanti problemi di natura fiscale. Sembrava un pozzo senza fondo e, ad un certo punto, a Berlino ci fu chi, come l’allora ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, pensò che avrebbe fatto bene ad uscire dall’euro. Ma la Grexit non c’è stata ed oggi la Grecia è considerata un caso di successo dall’Unione Europea dopo un decennio abbondante di politiche di austerità fiscale. Volete un esempio? Il BTp a 10 anni offre attualmente un rendimento del 4,80%, il corrispondente ellenico meno del 4,30%.
Grecia versus Italia
Questa apparente anomalia non ci fa onore. L’Italia ha da tempo preso il posto della Grecia in fondo alla classifica europea per rischiosità dei suoi bond sovrani. Il discorso, però, è molto più complesso di quanto facciano intendere gli spread. Non si può liquidare con una battuta che i “sirtaki” bond battano i BTp. Di seguito, vedremo tutte le principali ragioni per le quali stiamo assistendo a questo paradosso. In fondo, l’Italia non ha mai dichiarato default, mentre la Grecia è stata oggetto di ben tre salvataggi internazionali o “bailout” in cinque anni per oltre 280 miliardi di euro.
- Il 76% del debito pubblico della Grecia è in mano ai creditori pubblici internazionali. Soltanto meno di un quarto dello stock si ha in forma di esposizioni verso il mercato. Questo significa che il recente aumento dei tassi di interesse incide marginalmente sui conti pubblici ellenici, mentre l’Italia, che a fine 2022 possedeva un debito pubblico sopra il 140% del PIL, è costretta a fare i conti totalmente con le dinamiche del mercato;
- Nel 2012, la Grecia diede vita a una ristrutturazione del debito pubblico in mano ai creditori privati, tra l’altro cancellando 107 miliardi di euro di passività, il 53,5% del totale.A seguito di quella operazione, il mercato oggi si aspetta che, ammesso che Atene andasse incontro a nuove turbolenze fiscali, a pagare pegno non sarebbero più gli obbligazionisti, in quanto hanno già dato. Eventuali aggiustamenti riguarderebbero le condizioni del debito in mano ai creditori pubblici;
- Mentre l’Italia teme le prossime mosse delle agenzie di rating, la Grecia le aspetta con trepidazione. Già a settembre Dbrs ha promosso il giudizio sui bond ellenici a BBB(low), facendo tornare formalmente il debito pubblico in area “investment grade”. Lo stesso farebbero a breve le altre principali agenzie. Di conseguenza, numerosi fondi d’investimento tornerebbero a poter acquistare bond emessi dalla Grecia e la stessa Banca Centrale Europea li riammetterebbe per gli acquisti condotti sotto i suoi programmi monetari;
- La Grecia, che ha visto collassare il suo PIL di oltre un quarto dalla crisi finanziaria mondiale in avanti, sta vivendo una stagione di boom economico. Dopo essere cresciuta dell’8,4% nel 2021 e del 5,9% nel 2022, quest’anno dovrebbe continuare a crescere del 2,5% e l’anno prossimo intorno al 2%. L’Italia, al contrario, viaggia verso una crescita compresa tra lo 0,5% e l’1% per il biennio in corso;
- Grazie anche alla crescita super di questi anni, il debito pubblico della Grecia sta collassando in rapporto al PIL. Era al 195% nel 2021, ha chiuso sopra il 171% nel 2022 e quest’anno dovrebbe tendere al 163% per scendere a circa il 135% entro il 2026. Stando alle previsioni ufficiali del governo, l’Italia resterebbe a poco meno del 140% nel 2026;
- I conti pubblici, grazie soprattutto alla peculiare composizione del debito, in Grecia risultano nettamente migliori dei nostri. Il disavanzo fiscale è atteso all’1,6% del PIL quest’anno contro il 5,3% dell’Italia. Il saldo primario, ossia al netto degli interessi, viaggia a +1% e già risultava appena positivo nel 2022. E’ atteso in miglioramento fino al 2,5% nel 2026.Questo significa che la Grecia risparmia risorse, escludendo la spesa per interessi. Un po’ come l’Italia nei trenta anni precedenti il Covid;
- Fine del populismo di sinistra. Syriza ha perso di recente le elezioni politiche dopo che aveva già dovuto passare la guida del governo al premier conservatore Kyriakos Mitsotakis di Nuova Democrazia. La maggioranza parlamentare è in mano a un partito favorevole alle riforme economiche e al libero mercato. Gli investitori vedono di buon occhio la fine dell’era di Alexis Tsipras. Questi ha anche dovuto cedere la segreteria del suo partito di estrema sinistra.