Il green pass obbligatorio per i lavoratori accentua la differenziazione del godimento dei diritti da parte dei cittadini. Poche settimane fa, il governo aveva imposto la certificazione verde per entrare nei locali e assistere ad eventi pubblici, tra cui le partite allo stadio. La logica sottostante è la seguente: bisogna premiare i cittadini che si adoperano per superare l’emergenza sanitaria. E se sul debito pubblico si arrivasse allo stesso epilogo?
Spieghiamoci meglio. Dal febbraio/marzo dello scorso anno, l’Italia è in preda ad una crisi sanitaria grave, che continua a tenere sotto scacco gran parte del pianeta.
La pandemia ha costretto tutti i governi a ricorrere pesantemente al debito pubblico per fornire assistenza alle rispettive economie. Il resto lo hanno fatto le banche centrali, azzerando i tassi e acquistando i titoli di stato per tenere bassi i costi d’indebitamento e sostenere così imprese, stati e famiglie in piena crisi. Con il graduale ritorno alla normalità, l’economia mondiale sta riportandosi ai livelli pre-Covid. I consumi stanno rimbalzando, mentre la produzione non sta tenendo il passo per via della presenza di restrizioni anti-Covid residue.
Dal green pass all’investimento forzoso nel debito pubblico
Questo sfasamento tra domanda e offerta sta rinvigorendo i prezzi al consumo. L’inflazione adesso minaccia il potere di acquisto nei singoli stati, spingendo le banche centrali a ridurre gli stimoli monetari. Inevitabilmente, nei prossimi mesi e anni i tassi di mercato saliranno. Emettere titoli di stato costerà di più e nel frattempo il debito pubblico è esploso ovunque, dagli USA all’Europa. Per alcuni paesi, tra cui l’Italia, il rischio che divenga insostenibile è reale.
E qui arriva in soccorso il precedente del green pass. Qualche giorno fa, il consulente finanziario Paolo Cardenà, tra i maggiori esperti e osservatori di economia in Italia, notava sul suo profilo social che presto potremmo passare a un green pass economico/finanziario. In che senso? Interpretiamo nel modo seguente. Quando ci sarà di fronteggiare l’emergenza sui mercati, lo stato potrà adottare lo stesso criterio di questi mesi contro il Covid, sostenendo che vadano premiati i risparmiatori che investano nei titoli del debito pubblico. Si partirà da incentivi, magari di natura fiscale, per tendere gradualmente a disincentivi ai danni dei risparmiatori che tengano la loro liquidità parcheggiata in banca o magari impiegata in asset non graditi allo stato.
Nel nome dell’emergenza finanziaria, i possessori di BTp si ritaglieranno maggiori diritti di tutti gli altri risparmiatori. Ad esempio, l’accesso ad alcune prestazioni economiche (bonus, detrazioni, etc.) sarebbe loro riservato prioritariamente. O soltanto agli altri sarebbero imposti i tassi negativi sui conti bancari fino a vere e proprie forme di prelievo forzoso. E ancora: limiti più stringenti all’uso del contante per i non sottoscrittori del debito pubblico, etc. Discorsi apparentemente lunari, che vi staranno strappando qualche sorriso. Ma lo avreste detto o pensato fino a un anno e mezzo fa che per entrare al bar o persino per lavorare avreste dovuto possedere un apposito certificato rilasciato dallo stato? Non confidate nella Costituzione. Abbiamo visto che è ad uso e consumo di chi governa.