Agli inizi dell’autunno scorso, vi avevamo dato conto dell’emissione di un bond denominato in lire turche da parte dell’Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB). Il titolo attirò le nostre attenzioni per l’enormità della cedola offerta: 30%. Scadenza 29 settembre 2027, presentava inizialmente una durata di 5 anni (ISIN: XS2539440722). Tra l’altro, il prezzo a cui fu collocato sul mercato risultò di appena 80,50 centesimi, per cui il rendimento all’emissione si aggirò nei pressi del 42%. Cifre impensabili persino in tempi di forti rialzi dei tassi d’interesse e pur scontando le criticità legate alla valuta di denominazione.
Infatti, la lira turca è un’appestata sui mercati forex in questi anni. Ha perso circa il 90% del suo valore nell’ultimo decennio e dopo le elezioni presidenziali e politiche del 14 maggio gli analisti si aspettano una svalutazione da parte della banca centrale. Non esiste, in effetti, un rischio di credito apprezzabile, dato che l’emittente è giudicato da tutte le principali agenzie di valutazione come massimamente affidabile. Il suo debito gode del rating tripla A. Cerchiamo di capire cosa sarebbe accaduto al nostro capitale, se avessimo acquistato il bond in lire all’atto della sua emissione di fine settembre.
Bond in lire, calcolo rendimento dall’emissione
Come abbiamo scritto, il prezzo di aggiudicazione fu di 80,50 centesimi, per cui un lotto minimo di 20.000 lire ci sarebbe costato 16.100 lire. Al cambio contro l’euro di 18,19 allora vigente, avremmo speso 885,10 euro. Se lo avessimo rivenduto ieri, ce lo avrebbero pagato 90,70 centesimi. Dunque, il bond in lire si è apprezzato a doppia cifra in questi primi sette mesi di vita. Avremmo così incassato 18.140 lire. Solo che al tasso di cambio di 21,32, sarebbero stati quasi 851 euro, meno di quelli spesi per comprare il titolo. Infatti, la lira turca ha perso contro l’euro poco meno del 15% in questo periodo.
Tuttavia, c’è da mettere in conto la cedola maturata per questo periodo, il famoso rateo attivo.
Rischio valutario e liquidità
Paradossale che possa sembrare, il mercato avrebbe sovrastimato il collasso della lira turca nel pretendere dal bond emesso da AIIB un rendimento “eccessivo”. In effetti, la lira contro l’euro ha perso solo il 15% negli ultimi sette mesi. C’è anche da dire che l’emissione avvenne nella peggiore fase possibile per il mercato obbligazionario globale, con il dollaro ai massimi contro le altre valute. Ma c’è da aggiungere un’ulteriore considerazione, che forse smentisce la premessa iniziale. La banca centrale turca ha frenato il crollo della lira con controlli sui capitali. Una volta che dovranno essere necessariamente allentati per impedire il prosciugamento delle riserve valutarie, il cambio potrebbe collassare di un altro 25/30% stando a JP Morgan.
Questo per farvi capire che i guadagni maturati con l’inserimento del bond in lire in portafoglio rischiano di rimanere virtuali per coloro che non lo abbiano già venduto. E non pensate che sia semplice disinvestire. Dal suo debutto sull’EuroMoT di Borsa Italiana, il titolo risulta scambiato solo circa 1.550 volte per un controvalore di appena 8,6 milioni di lire (404.000 euro al cambio attuale). Esiste, cioè, un rischio di liquidità non indifferente. Esso scaturisce dall’importo contenuto emesso, pari ad appena 500 milioni di lire (23,45 milioni di euro). Uscire dal mercato per realizzare i guadagni potrebbe non essere così agevole.