Che cos’è la classe media? Una definizione precisa non esiste, anche se grosso modo intendiamo quel nucleo portante di una società, in grado di rappresentarne non solo i parametri economici principali, ma anche gusti, preferenze, stili di vita. Non a caso, chi alle elezioni riesce a captarne gli umori della generalmente vince. Ebbene, il concetto muta, tuttavia, da zona in zona, nel caso di vistose differenze socio-economiche. Un esempio ce lo offre la Silicon Valley, quell’area della California nei pressi di San Francisco, che ospita praticamente tutte le grandi multinazionali americane dell’era digitale, da Google a Microsoft, da YouTube a Facebook, da Twitter ad Amazon, passando per Tesla, Apple e tanti altri.
L’attacco dei globalisti alla Silicon Valley: da Murdoch a Soros, tutti contro il web
Qui, si trova Palo Alto, una cittadina di 67.000 abitanti nella contea nord-occidentale di Santa Clara, in cui hanno sede ben 2.400 start-up e colossi come Google, Facebook, HP, Tesla e Apple. Il quotidiano locale Palo Alto Weekly ha pubblicato nei giorni scorsi i risultati di un sondaggio condotto su 250 residenti, il cui reddito annuo varia dai 10.000 ai 400.000 dollari, scoprendo qualcosa di clamoroso. Parte degli intervistati si è definita appartenente alla classe media e persino “bassa”, pur guadagnando fino a 400.000 dollari all’anno. Una pazzia, se si considera che l’americano medio nel 2017 avrebbe percepito il 3,2% in più dell’anno prima, ovvero poco più di 59.000 dollari.
Una classe media ricca e squattrinata
Secondo la definizione di Pew Research Center, sarebbe da intendersi per classe media quella i cui membri percepiscono dal 67% al 200% del reddito medio, ovvero qualcosa come tra i 39.000 e i 118.000 dollari nel 2016, un po’ di più per il 2017. Tuttavia, c’è da fare i conti con una realtà socio-economica molto diversa nella Silicon Valley. A Palo Alto, ad esempio, il reddito medio nel 2016 sarebbe stato di 137.000 dollari.
Facendo due conti, seguendo la definizione di Pew Research Center, in effetti, per fare parte della classe media nella fortunata cittadina bisognerebbe percepire non meno di 92.000 e non più di 275.000 dollari all’anno, valori pari a quasi 2,5 volte più alti la media nazionale. Ma attenzione a pensare che sia tutto oro quello che luccica, perché a fronte di redditi apparentemente alti, il costo della vita non è da meno. A gennaio, le case vendute a Palo Alto sono costate mediamente più di 3 milioni di dollari, il 230% in più in 10 anni e in crescita del 22,3% su base annua. Ai prezzi attuali, servono oltre 22 annualità di reddito per comprare casa, quando la media nazionale si attesta a circa 3,5.
Chi volesse sfuggire agli elevati costi di acquisto di un immobile, si ritroverebbe a pagare la media di 5.450 dollari al mese di affitto, qualcosa come la media di poco meno di 40 dollari al metro quadrato. Di fatto, quasi la metà del reddito (47,8%) se ne andrebbe solo per pagare l’affitto. Si consideri che la media nazionale è di 1.446 dollari al mese, incidendo per meno di un quarto del reddito medio.
Silicon Valley invidiata in tutto il mondo, ma è un inferno per i suoi abitanti
L'”inferno” liberal della Silicon Valley
Si capisce meglio perché i locali da tempo fuggono dall’area, trovandola infernale proprio per l’ormai insostenibile costo della vita. Già, perché non tutti hanno gli stipendi d’oro dei managers di Google o Facebook e chi svolge un lavoro comune e deve comprare o affittare casa, si ritrova sostanzialmente costretto ad andarsene.
L’uomo ha sostenuto Donald Trump in campagna elettorale e ha idee conservatrici, pur essendo gay. Non è l’unico ad avere compiuto questa scelta in controtendenza. Decine di managers e impiegati di livello si sono spostati ultimamente altrove, specie a Austin, nel Texas, sostenendo che dentro le multinazionali per cui lavoravano vigeva quasi un clima di terrore verso quanti fossero sospettati di avere idee “di destra”. Di recente, un ingegnere di 28 anni è stato licenziato in tronco da Google per avere condiviso con i colleghi un memo, ritenuto sessista, ma che sostanzialmente rivendicava una politica delle assunzioni basata sul merito individuale e non sul sesso o sull’origine etnica dei candidati. Ma questo è un altro “inferno”, semmai per gli addetti ai lavori. Gli abitanti del posto hanno ben altri problemi.
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