Gli automobilisti italiani pensavano che il taglio delle accise sarebbe rimasto per sempre. O meglio, ci speravano dal profondo del loro cuore. Così non è stato. Il governo Meloni ha dapprima ridotto di 12 centesimi lo sconto al litro e da gennaio lo ha azzerato. La premier ha rivendicato la decisione, sostenendo che il maggiore gettito derivante dal ripristino delle accise al loro livello ordinario servirà per finanziare gli aiuti a famiglie e imprese contro il caro bollette e l’aumento delle pensioni.
Conto da oltre 40 miliardi all’anno
La verità è che le accise fanno male e nessuno sa come rimediare all’accumulo di balzelli, che nel corso dei decenni sono serviti allo stato per fare cassa. Solo che tornare indietro non è così semplice come si blatera. Il solo gettito annuale delle accise sui carburanti sfiora i 24 miliardi di euro. Ma se allarghiamo lo sguardo anche alle accise sul gas, sull’energia elettrica e sui tabacchi, saliamo a poco meno di 41 miliardi. A questa somma va aggiunta l’IVA, dato che le accise contribuiscono a formare la base imponibile su cui calcolare l’imposta sul valore aggiunto. Ad occhio e croce, arriviamo intorno ai 47 miliardi. Sfioriamo il 10% del gettito fiscale complessivo.
Il taglio delle accise è stato importante per contenere l’esplosione dei prezzi alla pompa e, in generale, al consumo. Gran parte delle merci in Italia arriva a destinazione su gomma, per cui risente dei costi di trasporto legati al carburante. Tuttavia, renderlo strutturale significa reperire risorse definitive tra le pieghe del bilancio statale.
Taglio accise non prioritario
Brutto a dirsi, ma il taglio delle accise non è una priorità. Anche perché avverrebbe in controtendenza rispetto alla linea mondiale di disincentivare i consumi inquinanti. Le accise sono una delle imposte cosiddette “ecologiche” o “gretine”, che tanto piacciono a molti di coloro che in queste settimane lamentano la mancata proroga del taglio. Vero è, indubbiamente, che in un paese come l’Italia il loro abbassamento ridarebbe fiato a milioni di famiglie costrette a spostarsi per raggiungere il luogo di lavoro ogni giorno e abbatterebbe i costi di trasporto di numerose merci, tra cui i generi alimentari. Ma con un bilancio a secco, gli sforzi prioritariamente dovranno essere concentrati a finanziare misure come il taglio del cuneo fiscale, indispensabili per sostenere l’occupazione e i redditi.
Anche perché, se proprio dobbiamo dircela tutta, non è vero che i prezzi del carburante in Italia siano i più alti d’Europa. Risultano, anzi, nella media delle grandi economie come Francia e Germania. Il problema è un altro: i redditi delle famiglie sono ridotte così all’osso, che non siamo più nelle condizioni di sostenere rincari di alcun tipo. Ma è come ribaltare i termini della questione. Le accise sono la spia di uno stato vorace, incapace di darsi un limite nello spendere e sprecone di risorse.