L’India è nel caos da una settimana, dopo che il il governo Modi ha annunciato a sorpresa e con poche ore di anticipo di avere ritirato le banconote dal taglio più elevato (500 e 1.000 rupie) dalla circolazione, vietandone il corso legale e assegnando due settimane di tempo per scambiarle in banca. Lunghe file alle filiali e agli ATM hanno caratterizzato questi giorni nel sub-continente asiatico. La guerra contro il contante di Nuova Delhi punta a stanare gli evasori fiscali, visto che si pensa che siano tra quanti posseggano in maggiore quantità i biglietti di taglio più alto.
La misura potrebbe essere copiata altrove e non in un’economia emergente, bensì nella ricca Australia, come suggerisce l’analista di Ubs, Jonathan Mott. Nel paese, le banconote da 50 e 100 dollari australiani rappresentano il 92% del totale. Mott nota come obbligare i cittadini a portare in banca tutti i biglietti da 100 dollari aumenterebbe i depositi delle famiglie del 4%.
Lotta al contante, ragioni oscure
Si chiede, poi, nelle mani di chi si trovino tali tagli, considerando che gli ATM non vengono erogati. Da qui, l’equazione “cash uguale evasione fiscale”. L’analista avverte che da un momento all’altro, il governo di Canberra potrebbe seguire l’esempio di quello indiano, annunciando l’abolizione delle banconote di maggiore valore.
Dal 2009, l’uso del contante in Australia è diminuito al ritmo annuale del 3,4%, mentre le transazioni elettroniche sono cresciute del 7,3% all’anno. L’eliminazione dei pezzi da 50 e 100 dollari sarebbero il colpo fatale al contante, perché per ragioni di praticità, milioni di australiani passerebbero automaticamente ai pagamenti con carte di credito o debito.