Guida alla nuova quota 103, ecco i tagli sulla pensione

L'analisi definitiva di ciò che si perde sulla pensione scegliendo la nuova quota 103 nel 2024 a partire dai 62 anni di età.
1 anno fa
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Foto © Pixabay

Andare in pensione ancora una volta a partire dai 62 anni di età nel 2024. Questo ciò che il governo ha deciso di concedere ai lavoratori a partire dal gennaio 2024. Infatti la nuova quota 103 sembra ormai sicura e con l’approvazione della legge di Bilancio la misura sarà fruibile ed attiva. Ma siamo sicuri che la quota 103 sia conveniente per i lavoratori? Perché la nuova versione nasce con evidenti limiti e restrizioni. E se la platea dei beneficiari si assottiglia, come dicono i sindacati che minacciano mobilitazioni, anche la pensione per chi ci andrà per davvero, sembra altamente penalizzante.

“Salve, sono un lavoratore dipendente che completerà nel 2024 i requisiti per andare in pensione con quota 103. Volevo capire se davvero corro il rischio di perdere parecchia pensione uscendo a 62 anni di età. Mi riferisco alle voci sulle penalizzazioni che la nuova quota 103 avrà. Volevo capire cosa perdo in modo tale da scegliere se andare davvero in pensione o lavorare qualche altro anno per arrivare alla pensione normale. Mi aiutate per favore?”

La nuova quota 103 con penalizzazioni

Anche con la nuova quota 103, come per qualsiasi altra misura previdenziale che prevede anticipo rispetto all’età pensionabile ordinaria, il calcolo sulla convenienza dipende da lavoratore e lavoratore. C’è chi svolge un lavoro talmente pensante che sarebbe opportuno andare a riposo prima, anche a costo di rimetterci qualcosa. Poi ci sono quelli che hanno un lavoro precario ed a rischio. E anche in questo caso, perdite o meno, andare in pensione è la soluzione migliore e forse l’unica.

Ma ci sono anche tanti altri lavoratori che restando al lavoro prenderanno assegni ben più alti di quelli che invece riceverebbero con le misure di pensionamento anticipato. A maggior ragione se la scelta ricade sulla nuova quota 103. La misura nasce infatti con evidenti penalizzazioni per i pensionati. Perché nella conferma della misura per l’anno venturo, ecco emergere diverse penalità per chi opterà per uscire subito.

Penalizzazioni che oggi invece non sono previste dalla versione attuale della misura.

La guida alla convenienza della nuova misura: ecco che tagli ci sono sulla pensione

Nel passaggio da quota 103 del 2023 a quota 103 del 2024, le modifiche sono tutte a sfavore dei pensionati. Si parte dalle finestre di decorrenza e si finisce con le regole di calcolo della prestazione. La nuova quota 103 infatti sarà basata sui seguenti parametri:

  • Età di uscita a partire dai 62 anni;
  • Numero minimo di contributi versati pari a 41 anni;
  • Almeno 35 anni di contributi effettivi e neutri da quelli figurativi per malattia o disoccupazione;
  • Assegno calcolato interamente con il sistema contributivo;
  • Finestra mobile di attesa di 7 mesi nel settore privato e 9 mesi nel pubblico impiego;
  • Importo massimo della prestazione mai superiore a 4 volte il trattamento minimo 2024;
  • Divieto di cumulo con redditi da lavoro ad esclusione del lavoro autonomo occasionale fino a 5.000 euro.

Alcuni dei parametri prima citati, sono nettamente sfavorevoli rispetto a oggi. Per esempio, la finestra di attesa per la decorrenza del trattamento nel 2023 è pari a 3 mesi nel settore privato e 6 mesi nel settore pubblico. A conti fatti, 4 mesi di attesa in più per i lavoratori del privato e 3 mesi in più nel pubblico impiego. L’importo minimo della pensione nel 2023 può arrivare fino a 5 volte il trattamento minimo. Nella versione 2024 di quota 103 invece non si arriva a superare le 4 volte il trattamento minimo. Infine, la pensione con quota 103 nel 2023 è calcolata con il sistema misto. Nel 2024 invece sarà obbligatorio accettare il calcolo con il sistema contributivo.

Il calcolo delle nuove pensioni con quota 103

Andare in pensione con quota 103 avrà l’unica cosa favorevole nella conferma dell’età minima di uscita. Perché si parlava di una nuova quota 104 che issava a 63 anni l’età rispetto alla quota 103.

Per il resto, tagli enormi di assegno, che spalmati sulla vita media della popolazione rischiano di superare i 50.000 euro. Sono i dati di uno studio della CGIL, una delle sigle sindacali più critiche verso le novità introdotte in materia pensioni da parte dell’attuale governo Meloni.

Infatti, escludendo l’importo minimo della pensione, che è a termine, le altre penalizzazioni diventano a vita per chi sfrutterà la pensione di quota 103. Il limite della pensione fino a 4 volte il trattamento minimo, dura fino ai 67 anni di età. Quando il lavoratore raggiungerà l’età minima per la pensione di vecchiaia ordinaria, subirà il nuovo calcolo della pensione. E se questa supera 4 volte il trattamento minimo, a 67 anni percepirà ciò che gli spetta di diritto. Per il ricalcolo contributivo della pensione o per la finestra, ciò che è fatto è fatto. Ed è da queste penalizzazioni che nasce il calcolo del sindacato.

Il calcolo contributivo taglia gli assegni anche del 30% e i 4 mesi di finestra in più completano l’opera

In base alla vita media della popolazione, che per le donne è a 84,8 anni, i calcoli portano ad una perdita totale di oltre 50.000 euro. Il calcolo della pensione con il sistema misto è più favorevole. Infatti per i periodi di lavoro antecedenti il 1996, si applica il calcolo retributivo, basato sugli ultimi stipendi. Solo per i periodi successivi al 31 dicembre 1995 si applica il calcolo contributivo. Ma se un lavoratore ha maturato già 18 o più anni di contributi versati il 31 dicembre 1995, il calcolo retributivo si estende fino al 2012. Nel 2024 chi si trova in questa situazione, avrà solo 12 anni di carriera calcolati in base al montante dei contributi.

Invece con la quota 103, tutti i 41 anni di contribuzione finiscono dentro il calcolo contributivo. Generando, secondo le stipe, tagli di assegno superiori al 30%. A questo taglio che durerà per il resto della vita del pensionato, si aggiungono i 3 ed i 4 mesi in meno di pensione con la quota 103.

Le finestre mobili finiscono con il far perdere mesi di pensione in più a chi esce nel 2024 rispetto a chi lo ha fatto nel 2023.

La guida alla scelta tra quota 103 e le pensioni ordinarie

Il lavoratore che, come il nostro lettore, si trova davanti a questa scelta, deve calcolare bene il tutto. Perché chi compie 62 anni, con 41 anni di contributi, si trova a un anno e 10 mesi di lavoro da svolgere per arrivare ai fatidici 42 anni e 10 mesi delle quiescenze anticipate ordinarie. E forse “il gioco non vale la candela”, perché restando al lavoro ed uscendo con le anticipate ordinarie, tutti i vincoli prima citati vengono meno.

Ancora di più è sconveniente la quota 103 per le donne. Infatti per loro la pensione anticipata ordinaria si centra con 41 anni e 10 mesi. Dista cioè solo 10 mesi di lavoro in più rispetto a quota 103. Ma mano che invece sale l’età del diretto interessato, perde appeal la quota 103. Perché anche senza lavoro, chi si trova per esempio a 66 anni, potrebbe temporeggiare e aspettare i 67 anni per completare la pensione di vecchiaia ordinaria. Anche in questo caso, priva di tutte le controindicazioni prima citate.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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