Capita spesso che il lavoratore, nel momento in cui deve presentare la domanda di pensione, inizi ad avere dei dubbi sulla bontà di questa scelta. A maggior ragione se la domanda riguarda una pensione anticipata usando alcune misure in deroga ai requisiti ordinari.
Cosa prenderò di pensione? Cosa ci rimetto se esco in anticipo?
Queste sono domande che mettono in luce solo alcuni dei dubbi che possono balenare nella testa di un lavoratore che ha maturato il diritto alla pensione anticipata con una delle tante misure in deroga previste.
Oggi analizziamo il caso di chi ha maturato il diritto alla pensione con due misure che prevedono 41 anni di carriera contributiva: quota 103 e quota 41 per i precoci.
Hai 41 anni di contributi? Ecco la guida alla migliore pensione anticipata da prendere
Cosa accomuna quota 41 per i precoci e quota 103? Le due misure sono profondamente diverse, ma hanno nel numero di anni di contributi necessari il loro minimo comune denominatore. Infatti, per entrambe le misure servono almeno 41 anni di versamenti. Ma andiamo con ordine. Partiamo dai requisiti utili di una e dell’altra misura. Per la quota 103 bisogna rispettare questi due requisiti:
- Almeno 41 anni di contributi versati, di cui almeno 35 effettivi da lavoro (senza figurativi da disoccupazione o malattia);
- Almeno 62 anni di età.
Per i precoci, e quindi per la quota 41 loro destinata, i requisiti sono:
- Almeno 41 anni di contributi versati, di cui almeno 35 effettivi da lavoro e almeno un anno versato, anche in discontinuità, prima dei 19 anni di età;
- Appartenenza a una delle 4 categorie previste tra invalidi, caregivers, lavori gravosi e disoccupati.
Pensioni anticipate, tagli, penalizzazioni e tutte le altre cose da considerare
Nel nostro approfondimento odierno prendiamo, ad esempio, un lavoratore che svolge l’attività di camionista.
L’attività deve essere stata svolta dal lavoratore per almeno 7 degli ultimi 10 anni di carriera, oppure per almeno 6 degli ultimi 7 anni di carriera. Il lavoratore dell’esempio, se ha 41 anni di contributi versati e 62 anni di età, oltre ad avere diritto alla quota 41 per i precoci (rispettando i requisiti citati), ha diritto anche alla quota 103. E deve scegliere con quale misura andare in pensione tra due strumenti che sono diversi sia come calcolo della pensione che come struttura.
Andando in pensione con quota 103, dovrà accettare un assegno che non può superare 4 volte il trattamento minimo INPS. Questo vincolo dura per tutti gli anni di anticipo fino ai 67 anni di età, quando la pensione verrà ricalcolata e, se spettante, liquidata anche in misura superiore a 4 volte il trattamento minimo INPS. Ricordiamo che il trattamento minimo che l’INPS eroga nel 2024 è pari a 598,61 euro.
Ecco chi ci rimette di più dalle regole di calcolo dei trattamenti
Il taglio della pensione con la quota 103 è temporaneo. Tuttavia, ciò che incide per il resto della vita di un lavoratore è il calcolo contributivo della pensione. Con quota 103, la pensione anticipata è calcolata interamente con il sistema contributivo, anche se il lavoratore ha maturato oltre 18 anni di carriera contributiva prima del 1996 ed aveva diritto al calcolo retributivo fino al 2011.
Accettando quota 103, un lavoratore rischia di perdere un terzo della pensione rispetto a quanto avrebbe ottenuto con un calcolo misto del trattamento.
Infine, chi esce dal lavoro con la quota 103 non può tornare a lavorare, poiché vige il divieto di cumulo dei redditi con quelli di pensione. Solo il lavoro autonomo occasionale fino a 5.000 euro annui è ammesso come arrotondamento del reddito della pensione proveniente da quota 103.
La pensione anticipata dei precoci è meglio della quota 103, ecco perché
I vincoli della quota 103 non si applicano invece alla quota 41 come lavoratore precoce. Chi va in pensione con quota 41 ha diritto al calcolo misto della prestazione, quindi quel terzo di pensione che si perde con la quota 103 non viene perso con quota 41 per i precoci. Inoltre, non ci sono divieti di cumulo con redditi da lavoro e perfino le finestre di decorrenza sono inferiori. Con la quota 41 per i precoci, infatti, è necessario attendere “solo” tre mesi di finestra per l’incasso del primo rateo di pensione.